Angel of Hope and Strength / Angelo della Speranza e della Forza è la nuova figurazione dello statunitense Shepard Fairey (Charleston, 1970), artista, illustratore, attivista e tra i più popolari protagonisti della Street Art (con stikers e manifesti, essenzialmente) meglio conosciuto con il suo nik name: Obey Giant.
Diventato famoso per la sua campagna pro-Obama resa attraverso una sistematica produzione di poster-art, dal 2008, con l’effige del primo candidato Presidente nero negli Stati Uniti, poi eletto, emerse nel panorama creativo underground per Andre the Giant Has a Posse (durante la sua formazione alla Rhode Island School of Design), una disseminazione a suo dire “come esperimento di fenomenologia” (nato, però, in collettivo: con gli amici e colleghi di studi Blaize Blouin, Alfred Hawkins e Mike Mongo) di immagini di André il Gigante, ovvero André René Roussimoff (Grenoble, 1946 – Parigi, 1993), il gigante buono, celebre wrestler e attore professionista francese di origini bulgare e polacche.
Fairey, creatore nel 2001 anche di Obey Clothing (o solo OBEY ), che produce abbigliamento come una sorta di estensione del suo lavoro, cerca anche in questa e altre sue derive commerciali di mantenere lo spirito ribelle originario, quello del progetto di strada; infatti, il marchio è noto per l’incorporazione, nei suoi abiti, di propaganda politicamente e socialmente provocatoria; il suo autore, non a caso, ha ribattezzato questa articolazione della sua ricerca come “dissenso manifatturiero”, ma dimenticando di aggiungere che tutto è ormai “Made in China” e una grande macchina economica. Forse anche per questo, per farsi perdonare il passaggio – tipico di tantissimi autori provenienti dalla scena Street – dall’anti-croproate ad una realtà Fashion produci-soldi (ma forse anche un po’ per assolvere se stesso da tale scelta modaiola), la sua creatività è spessissimo rivolta ad attività benefiche: per sostenere la ricerca sul cancro al seno (Save A Breast), l’impegno di Feeding America) o la Croce Rossa Italiana.
Dunque ecco che la figurazione Angelo della Speranza e della Forza, immagine di una infermiera con ali celestiali, una fiaccola accesa in mano e un berretto, icona che rammenta certe opere di propaganda russa (ma anche un pochino la Statua della Libertà) è stata stampata in una t-shirt i cui profitti di vendita andranno tutti per favorire le attività delle migliaia di volontari CRI impegnati a supportare le persone più vulnerabili colpite dalle conseguenze sociali e sanitarie della pandemia di Covid-19.
Spiega l’autore:
“Ho creato quest’opera per celebrare il coraggio di medici e operatori sanitari e, in generale, la forza, la compassione e la resilienza che tutti possiamo trovare in noi stessi e condividere con gli altri”.
Aggiunge:
“i tempi sono difficili per tutti, ma potremmo stare tutti meglio se riuscissimo a evocare gli angeli che sono in noi”.
Gli angeli in noi? Quel che di angelico è ravvisabile in ognuno? Forse la nostra parte virtuosa, empatica, spirituale e in accordo con ciò che ci circonda e con la Natura…
La Croce Rossa ringrazia. Così come ringrazieranno i tanti giovani (ma non solo) che, comprando la maglietta, faranno beneficienza e forse potranno anche entrare in risonanza con la loro parte angelica, quella solidale di cui la collettività tutta ha davvero tanto bisogno: oggi più di ieri.
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
giusto per info buona parte dei capi Obey sono o di cotone recycled o sustainable, prodotto in fabbriche seppur dell’estremo oriente certificate Fair Trade. Le stampe sulle t-shirts e le felpe Obey vengono fatte quasi tutte nel loro laboratorio di Los Angeles dove il marchio ha sede. Solo per puntualizzare che il business è business ma lo di può fare dignitosamente.
Gentilissima Federica.
stai quindi confermando quanto ho scritto, pur se fai bene a sottolineare qualche scelta “virtuosa” in più della Obey-operazione, ovvero quella di usare tesstuti riciclati e/o sostenibili e, ovviamente, la gestione più diretta della stampa delle maglie, fatta a Los Angeles.
Credo anche io che il business sia business ma lo si possa “fare dignitosamente”, ma certo è che quando una virata verso una monetizzazione più “popolar” è fatta da un autore che nasce “street” e attivista, converrai con me che un pochino di amaro in bozza resta in palati idealisti.
Alè.
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Ci siamo fermati per due, tre mesi e non solo l’aria è più pulita ma la natura ha fatto riemergere, senza la nostra presenza, i suoi angeli. Ho assistito giovedì sera alla danza di amore delle lucciole, che non vedevo da anni. Pino