Ancora 55. Biennale di Venezia? Sì, se è Padiglione America Latina-IILA con François Bucher

François Bucher (1972) è nato nel 1972 a Cali, Colombia ma è cittadino del mondo, come ogni buon artista che si rispetti; lui, vive e lavora essenzialmente a Berlino e a Parigi, ed è un artista che è anche scrittore e co-editore e fondatore di “Valdez Magazine”. Ha esposto le sue opere in tutto il mondo, lavorato a livello internazionale presso istituzioni e festival tra cui la Tate Britain (Londra), l’indonesiano Independent Film Festival, e il Kassel Documentary Film Festival e ora rappresenta  la Colombia al Padiglione America Latina-IILA della 55. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia, su invito del curatore Alfons Hug che ivi cura l’esposizione El Atlas del Imperio.

Il lavoro di François Bucher passa attraverso il Video ed è connesso strettamente alla Storia e alla Politica riflettendo anche su quel delicato e sostanziale passaggio dell’immagine dal Cinema alla Televisione. La sua analisi si poggia su questioni etiche che egli affronta linguisticamente:  il rapporto tra la realtà e la finzione, che passa attraverso la medialità; il labile limite che esiste, e si è sempre più assottigliato, tra la violenza e l’immagine della violenza stessa.

Nel Padiglione veneziano – che vuole esplorare i nuovi aspetti geopolitici dell’arte contemporanea nelle esperienze di fertilizzazione reciproca tra artisti latinoamericani ed europei, presentando una struttura comunicativa ed espositiva complessa ed intrigante dove emerge il costante dialogo tra culture – l’artista colombiano espone una grande video-installazione emblematicamente intitolata The Second and a Half Dimension – An Expedition to the Photographic Plateau, del 2010. E’ ispirata dal racconto di Severiano Olivares e, guidato dallo storico guardiano del parco nella meseta di Marcahuasi (Perù), un vasto altipiano a 4.000 metri di altitudine, ripercorre le tappe della celebre esplorazione di Daniel Ruzo: studioso peruviano eclettico, archeologo e, allo stesso tempo, esoterista. Egli, per primo, negli anni Cinquanta scoprì questo luogo magnifico e divenuto presto leggendario come una delle più mastodontiche delle montagne sacre della terra, “che ha la più bella decorazione” e “si trova alle porte di Lima, a 80 chilometri a est, tra le vette delle Ande” ed è nota “come un luogo esistente al di fuori dei confini del tempo”, come scrive Kathy Doore nel suo Markawasi: Peru’s Inexplicable Stone Forest / Markawasi: L’nspiegabile foresta di pietra in Perù. Il sito in questione è, infatti,  affollato di grandi blocchi di pietra naturale che rivelano, a seconda della posizione dei raggi solari, figure antropomorfe, zoomorfe e mitologiche tanto da aver generato racconti dell’occulto e ipotesi fantasiose contribuendo ad arricchire il panorama di una sorta di archeologia del mistero ben rappresentata dallo stesso Ruzo.

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Dallo staff del Padiglione spiegano le tappe della costruzione narrativa del lavoro proposto in Laguna:

“Bucher ricostruisce meticolosamente le tappe e le teorie dell’archeologo Ruzo, indagando minuziosamente la storia e riportando le tracce della sua ricerca esponendo assieme al video anche una fotografia dello sterminato archivio dell’esploratore e una lettera della Royal Society of London che contiene la spiegazione della nuova metodologia di Ruzo, che rappresenta il suo contributo scientifico alla ricerca archeologica. Entrambe fanno riferimento ad una scoperta sensazionale: dal negativo fotografico si potevano vedere altre forme rispetto al positivo, proprio da qui nacque la curiosità di scoprire meglio quello che sarà poi denominato Parco delle Sculture, con figure, volti umani e animali incisi nella roccia visibili soltanto in determinate ore e periodi dell’anno perché realizzati con una tecnica che teneva conto dei raggi solari e lunari.”

Scrivono Halfons Hug e Paz Guevara nel catalogo della mostra in Biennale:

“Bucher torna sui sentieri e sulle colline già percorse da Ruzo per guidarci attraverso la sua opera The Second and a Half Dimension – An Expedition to the Photographic Plateau, in un esercizio di percezione tra l’osservatore, la pietra, il Sole e l’asse terrestre, rivelando l’aspetto fotografico di questa esperienza – in quanto si tratta dell’impressione della luce – e la convergenza tra l’uomo, il mondo e il cosmo”.

Scheda tecnica

  • 55.Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia
    The Second and a Half Dimension – An Expedition to the Photographic Plateau
    Padiglione America Latina-IILA (Istituto Italo-Latino Americano
  • Curatore: Alfons Hug, co-curatore: Paz Guevara; commissario: Sylvia Irrazába
  • Isolotto dell’Arsenale, Venezia
  • Fino al 24 novembre 2013
  • info specifiche: spongecomunicazione@gmail.com
  • Ambasciata di Colombia in Italia: eitalia@cancilleria.gov.co
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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