Anna Coliva è donna dal carattere aspro: così si sente dire in giro. La persona garbata e ferma che, però, mi risulta è l’Anna Coliva grande professionista e Direttore di Museo tra i migliori che abbiamo avuto in Italia.
Ciò è confermato dalla continua ascesa di numeri e dati, quelli che piacciono forse troppo a chi pensa alla cultura come moneta ma che sembrano, poi, non contare a seconda dei casi, a quanto pare! Un’altra conferma è data dal plauso internazionale, da encomi e onorificenze dall’estero e da mostre importanti, di qualità indiscutibile e rigorose sempre più rare nel nostro Paese.
A tal proposito, entrando nel vivo di questo articolo, Anna Coliva non ama, e ha infatti ostracizzato – e, aggiungiamo noi: a ragione! – le mostre facili-facili, scontate, spesso di media qualità, da grande pubblico e, insomma: blockbuster… Chissà che questo, anche questo, non abbia contribuito al malumore di qualche ministeriale con la vocazione – potrebbe essere? – della rivalsa.
Anna Magnani disse che la vendetta e il rancore sono qualcosa di volgare: concordiamo; infatti, ci pare decisamente volgare tutta la faccenda, nota, ma forse non abbastanza popolare.
L’affaire nasce da una anonima denuncia del 2014 contro Anna Coliva accusata di assenteismo, come dettagliato in una news del 9 febbraio 2018 de “La Repubblica”: “Alle 14.45 la piccola auto elettrica sgomma sulla ghiaia di villa Borghese. A bordo c’è Anna Coliva, la direttrice della Galleria più famosa d’Italia, studiosa del genius loci Gian Lorenzo Bernini.
È il 19 maggio e la funzionaria del ministero Beni culturali torna due ore esatte dopo. Avendo però omesso, quel giorno di 4 anni fa, e altri 12 giorni di quell’inizio estate, «di fare registrare sul cartellino delle presenze, tramite strisciatura del badge, il proprio allontanamento dal luogo di lavoro». Così si legge nel capo di imputazione che il 28 febbraio porterà la direttrice, insignita nel 2013 della Légion d’honneur, sul banco degli imputati. Con una accusa infamante, truffa aggravata ai danni dello Stato, che le può costare da 1 a 5 anni.”.
A tale rinvio a giudizio a dir poco sconcertante ha fatto seguito una velocissima, fin troppo solerte sua sospensione da parte del Ministero (segnalata nuovamente anche da Carlo Alberto Bucci su “La Repubblica”).
La metodologia adottata è “del tutto irrituale” e “senza attendere, come di regola in questi casi, l’esito del processo, senza aver fatto alcuna istruttoria in merito”, con un atto che pare deficitario e affrettato – in 20 giorni: ma a disposizione ce n’erano 60! – cioè senza una vera istruttoria e come fosse una condanna passata in giudicato.
Questo virgolettato è tratto da un’intensa lettera (integrale qui) di un’altra grande e competentissima Direttrice, attualmente ex (di Palazzo Barberini: Anna Lo Bianco), che ben conosce regole ma anche elasticità e deleghe connesse a un lavoro non impiegatizio e da ufficio ma assai più complicato e stratificato come quello di dirigere e rappresentare un Museo di tale rango.
Ciò dovrebbe far superare facilmente una dimenticanza di registrazione del proprio allontanamento dal luogo di lavoro sul cartellino delle presenze, anche e soprattutto considerando quanto segue, ovvero – continua la lettera – da poco chiusa “la grande mostra di Bernini, che ha conquistato i visitatori, che è stata considerata dalla critica e dalla stampa come la più bella dell’anno ed ha portato più di 2.500.000 euro di incasso” e “nel momento in cui si riesce a realizzare uno dei più importanti progetti di ricerca che un Museo italiano abbia intrapreso” (n. d. R.: ne trattano qui) e in cui si concretizza “un accordo di sponsorizzazione triennale con un grande gruppo internazionale”, insomma: “al culmine di tutto questo (o forse per tutto questo?) l’ideatrice e realizzatrice di tutto ciò è gettata in pasto alla pubblica opinione come assenteista e passibile di danno all’erario (anche se in 12 anni ha fatto entrare alla Galleria Borghese e quindi allo Stato 12 milioni di euro di sponsorizzazioni, donazioni, sostegni di vario genere).
Il discredito che un atto del genere getta su di una istituzione museale così gloriosa e nei confronti di uno dei nostri funzionari più impegnati, che ha raggiunto risultati apprezzati in tutto il mondo, è enorme e potrebbe essere irreparabile”.
Se ovunque – in Italia meno – si “coltivano e si premiano i propri talenti”, specialmente se contribuiscono al bene comune, perché un iter ministeriale/burocratico va contro tale assunto anche solo di buon senso? Verrebbe da analizzare questa “fretta sanzionatoria” come qualcosa di “strumentale, volta a utilizzare un’accusa davvero risibile per perseguire finalità del tutto diverse da quelle previste dalla legge”.
Di che cosa la si accusa Anna Coliva?
“Di aver svolto con successo quelle attività necessarie a ottenere i risultati che hanno portato la Galleria Borghese a livelli di qualità e attrattiva riconosciuti a livello internazionale”?
Queste, come è normale in ogni altro museo del mondo, “sono tutte attività che richiedono qualcosa di più impegnativo e dinamico che stare seduti dietro la propria scrivania, per le poche ore richieste dal contratto del pubblico impiegato.
Attività non solo legittime e meritevoli, ma anche regolarmente registrate dal cartellino come la prassi d’ufficio imponeva. E altrettanto legittimamente regolata era la frequentazione della palestra, enfatizzata con compiacimento scandalistico: ma ciascuno le proprie ore in esubero e le proprie pause pranzo le usa come vuole: o per pranzi di lavoro, con siesta annessa; o in palestra. Ci pare insopportabile vederla assimilata ai furbetti del cartellino.”
Si legge sulla citata argomentata ricostruzione giornalistica de “La Repubblica”, e su un più recente articolo, che le indagini, svolte dai Carabinieri presenterebbero lacune e superficialità; cioè, che, ad esempio, molti dei giorni contestati e considerati “assenza ingiustificata” si sono invece scoperti “meri giorni di ferie”, mentre altri regolari, perché per motivi di servizio, come peraltro specifica la difesa della Coliva, affidata all’avvocato Alessandro Diddi.
Pur tuttavia, il Ministero, nella persona del Segretario Generale Carla di Francesco si è mossa per una fulminea sospensione dal servizio (per sei mesi?!). Sia ben chiaro: il provvedimento da parte del Collegio Romano è legittimo ma, diciamolo, anche clamorosamente esagerato e indubbiamente inedito, “irrituale”, appunto (cit.); per avere giustizia si dovrà attendere che l’autorità faccia i propri accertamenti: ma forse – prosegue la lettera della Lo Bianco – “si poteva auspicare che non si arrivasse a un processo per constatare legittimità e correttezza di un lavoro integralmente dedicato al pubblico e perciò specchiato, proprio in quanto destinato alla soddisfazione dei visitatori e verificabile da parte di tutti.”
Oggettivamente, è ardimentoso far coincidere l’immagine di Anna Coliva con quella di una disimpegnata approfittatrice – questo è un assenteista – perché ci sono tracce sovrabbondanti e provate del contrario: dal ritmo inesausto della sua produzione espositiva, ai risultati della sua cura organizzativa, fino a iniziative nuove, coraggiose e di successo (qui), spesso scomode per certi potentati-delle-mostre-specchietto-per-le-allodole (danneggiati da progetti serissimi quali il citato); per non contare sia l’inserimento della Galleria Borghese nei circuiti del turismo internazionale come poche realtà museali italiane, sia quei numeri di cui abbiamo detto; aggiungendo, infine, il suo essere presente in loco ben oltre i regolari e inflessibili orari d’ufficio, festività varie e domeniche comprese (si noti bene: le ore lavorative accumulate risulterebbero essere quasi il triplo di quelle pochissime contestate da chi ha effettuato le indagini!).
Ora le si vorrebbe attribuire anche una ulteriore colpa: quella della mutilazione di un dito della magnifica Santa Bibiana della chiesa romana omonima nel Rione Esquilino, di Bernini, prestata alla Borghese per la grande mostra sull’artista, co-curata da Andrea Bacchi e dalla stessa Coliva.
A chiusura dell’importante esposizione, la maestosa opera è stata restituita ma in fase di ricollocamento è stata accidentalmente danneggiata – urtata alla parete della nicchia originaria dove era allocata e si stava riposizionata – da chi aveva responsabilità del delicato cantiere che sta facendo procedere i Carabinieri del Nucleo di Tutela Patrimonio Artistico di Roma con l’apertura di un doveroso fascicolo.
Sinceramente, noi e i tanti stimati colleghi e addetti ai lavori, oltre che gli autorevoli studiosi internazionali e chi le ha conferito quella Légion d’honneur, crediamo che Anna Coliva stia onorando il suo ruolo, il museo che dirige e il suo Paese e non vorremmo che lo sconvolgente seguito dato a anonime ritorsioni e la seguente strumentalizzazione della sospensione, nonché questa citata deturpazione della santa Bibiana, ostacoli un’operosità che ha assicurato e assicura grande soddisfazione e orgoglio al Museo, al Ministero e all’Italia: pensando che, ad esempio, tra mostre e iniziative mediocri-popolar-commeriali e atteggiamenti alla Tommaso Montanari c’è la possibilità di una virtuosa e colta posizione di mezzo e sapendo bene che le lettere anonime sono frequentemente la più abituale e vigliacca rappresaglia contro qualcuno di scomodo. Oltre che un’azione assai volgare.
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
Immagino che se la denuncia è arrivata in forma anonima sia soprattutto per un motivo: tutti sanno quanto Anna Coliva sia potente, “ammanicata” e vendicativa. Evidentemente questa persona si è voluta in qualche modo proteggere, e – conoscendo da vicino la Coliva – dico che ha fatto benissimo. Oh, avrei molte, molte cose da dire su questo personaggio, sulla sua prepotenza e arroganza, sulle soverchierie di cui si è resa autrice, facendo leva sulla sua furbizia e sulla sua rete di agganci che contano. Ma tutti i nodi tornano al pettine. E chi la fa, l’aspetti.
Molto ben ricostruita la storia, dove si parla di meriti e di ingiustizie patite, non certo del carattere di una persona. Ognuno pensi al suo, in un Museo di quel livello a noi ” comuni mortali ” interessa una gestione illuminata e tanto lavoro competente alla base, che infatti tutti hanno apprezzato. Poi, la maldicenza è un venticello, e l’anonimato di azioni così aggressive e vendicative una tristezza ese il detto… ” chi la fa l’aspetti ” ha un valore, vale per tutti.
.Paolo
cari colleghi, gentili lettori, segnalo questa iniziativa che reputo di livello altissimo e che merita attenzione anche per le firme del calibro, tra gli altri, del Dir. del Musée du Louvre, diFrèdèric Mitterand, di Shirin Neshat:
“Oltre 1.800 le firme raccolte in una settimana dalla petizione internazionale per ristabilire immediatamente Anna Coliva alla direzione della Galleria Borghese di Roma.
È diventata virale la diffusione sui social media della petizione internazionale lanciata da David Jaffè, grande studioso e senior curator prima al J. Paul Getty Museum e poi alla National Gallery di Londra, che chiede di ristabilire con effetto immediato Anna Coliva alla direzione della Galleria Borghese di Roma.
Superate le 1.800 firme raccolte in una settimana sulla piattaforma change.org per sostenere la storica dell’arte che da 12 anni dirige la Galleria Borghese, trasformandola in una delle più importanti realtà museali a livello internazionale attraverso riconosciute attività di tutela, conservazione, valorizzazione, ricerca e di raccolta fondi. Tra i risultati di successo artistici, culturali ed economici, si era appena concretizzato il Caravaggio Research Institute, uno dei più importanti progetti di ricerca che un Museo italiano abbia intrapreso e appena conclusa la grande mostra dedicata a Bernini, che ha portato a nuove scoperte scientifiche ed è stata considerata dalla critica e dalla stampa come la più bella dell’anno, con un record di incassi per il museo. Sue sono state le pioneristiche attività di raccolta fondi che hanno portato a oltre 12 milioni di euro in 12 anni.
Di fronte al provvedimento del Ministero dei Beni Culturali che ha colpito la Direttrice della Galleria Borghese per una accusa di supposto assenteismo a seguito di una denuncia anonima nel 2014 e applicato con metodologia del tutto irrituale senza attendere, come di regola in questi casi, l’esito del processo e senza aver fatto alcuna istruttoria in merito, hanno aderito alla petizione non solo esperti quali direttori di musei, storici dell’arte, collezionisti, ma anche numerosa la società civile formata da appassionati d’arte antica, moderna e contemporanea, persone di cultura, docenti, intellettuali, ricercatori che chiedono al Ministro italiano della Cultura di riconsiderare queste indubbie accuse con la revoca immediata della sospensione.
Tra i firmatari che sostengono l’immediata revoca della sospensione in attesa della sentenza del tribunale penale per salvaguardare la Galleria Borghese, convinti che il ritorno di Anna Coliva sia la migliore garanzia per preservare le attività e la reputazione di uno dei più importanti musei di Italia: i Direttori e curatori di grandi musei quali il Getty di Los Angeles, la National Gallery di Londra, il Musée du Louvre; Philippe Costamagna Direttore del Musée des Beaux-Arts d’Ajaccio, Patrice Marandel, già senior curator del LACMA, Xavier F. Salomon chief curator della Frick Collection, Michel Hilaire del Musée Fabre di Montpellier, Roberto Contini della Gemäldegalerie di Berlino, Frèdèric Mitterand, già Ministro della Cultura francese e Jean-Pierre Biron, Andreas Ubeda del Museo del Prado; illustri storici dell’arte. da Jennifer Montagu a Irving Lavin e Catherine Goguel, da Ann Sutherland Harris ad Alvar González Palacios, da Tod Marder a Philippe Morel, Olivier Bonfait, Carmen Gimenez, Francesca Cappelletti, Silvia Ronchey, Andrea Bacchi, Giuseppe Scaraffia, Francesca Balassarri, Carel von Tuyll; Louis-Antoine Prat, Presidente degli Amici del Musée du Louvre, Pierre Lungheretti; ma anche artisti come Shirin Neshat, Paolo Canevari, Marco Tirelli; collezionisti italiani e stranieri, tra cui Giovanni Giuliani, Beatrice Bulgari, Alessandra e Paolo Barillari, Raffaella e Stefano Sciarretta, Francesco Micheli, Gimmo Etro, Elie Top.”
Luca Barberini Boffi
La figuraccia, fino a prova contraria, l’ha fatta la Coliva, non certo il ministero che si è limitato – una volta tanto nella nostra Repubblica delle Banane – ad applicare la legge. Chi conosce da vicino la Coliva sa che persona sia… Invito anche a puntare l’attenzione sulle illustri personalità che NON hanno firmato quel ridicolo appello. E vorrei ricordare che nei paesi seri le persone colte nel fallo (anche per “errori” minori rispetto a quelli della cara amica di Romiti) si dimettono da sole, senza aspettare provvedimenti ministeriali. La Coliva rappresenta il peggio di questo Paese – chi la conosce per davvero lo sa.
Questa non dovrebbe essere una guerra pro o contro Coliva ma una riflessione sulle vere ragioni che ci privano di uno dei migliori Direttori di Musei italiani che avevamo. Questo articolo è perfetto nella ricostruzione della storia, rispettoso anche del lavoro altrui ( cita articoli e colleghi ) e ci porta a capire il non detto e il non chiaro in una paese – è vero! – delle Banane…. appunto….
L.C.
Articoli, petizioni, indignazione della rete di protagonisti del mondo della cultura hanno sostenuto la Coliva; lo ha fatto questo bell’articolo tanto preciso e magnificamente scritto; una petizione su Change.org ha fatto il resto. Proprio tramite Change, la celebre e utilissima piattaforma online, la direttrice Anna Coliva ha comunicato il suo ritorno alla Galleria Borghese!
Anna
Paolo
Sandro
Emilia