E’ uscito, per Damiani editore, il volume Hiroshi Sugimoto | Architecture (copia firmata E 100,000) con testo dello stesso fotografo giapponese (Tokyo, 1948; vive tra Tokyo e New York), noto per la sua Fotografia seriale che guarda alla visione e alla poetica minimalista e concettuale che ha concretizzato nelle sue famose foto di teatri abbandonati, o vuoti, e in quelle di architetture.
Questo ciclo in particolare, iniziato nel 1997, si è distinto per una voluta, insistita resa fuori-fuoco, una sorta di flou ma non Pittorialista bensì Concettuale che parallelamente rievoca una certa cultura orientale di essenzialità, rigore, sobrietà.
Forse anche questo lo ha portato ad apprezzare e a fotografare i più importanti edifici modernisti del mondo per:
“raccontare la nostra epoca attraverso l’architettura”.
Ma in questo lavoro, motivo della raffinata e puntuale pubblicazione di Damiani, Sugimoto ribalta il consueto processo fotografico e la sua resa visiva:
“Ho spinto la messa a fuoco della mia macchina fotografica fino al doppio infinito ottenendo un’immagine indistinta… e ho scoperto che queste architetture superlative sopravvivono, per quanto dissolte, alla violenza della sfocatura.”
Così facendo, e togliendo a ogni immagine il colore, oltre che la nitidezza dei tratti, Hiroshi Sugimoto riduce gli edifici alla loro forma essenziale, che si riallaccia al senso e al valore di un’Architettura, quella Modernista, pionieristica, che propose un allontanamento dalla decorazione superflua e quell’esibizione della ricchezza, del censo, insomma del potere sino ad allora dominante anche negli edifici e nell’urbanistica.
La realtà, per Sugimoto, è campo di investigazione dettagliata e in essa il tempo è parte integrante del suo procedere artistico, non solo come elemento tecnico della Fotografia:
“Una fotografia è come il vetrino di un frammento di tempo che, una volta piazzato sotto la lente della curiosità, può essere analizzato, compreso, assimilato”.
Con la Fotografia, con la sua Fotografia, questo avviene costantemente e il senso e il modo con cui tutto è fatto, e appare, rende la sua produzione assolutamente speciale.
Architecture presenta 90 fotografie, 19 delle quali mai pubblicate prima.
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
