Miquel Barceló. Ceramica, Materia e Jorge Luis Borges. Il tempo è un fiume che trascina e io sono fiume con lo strumento dell’angoscia

immagine pr Miquel Barceló
Miquel Barcelo al MIC di FAENZA..

Miquel Barceló  Artigues (Felanitx, isola di Maiorca, Spagna, 1957) è tra i massimi protagonisti della scena contemporanea internazionale; ha esposto nei più prestigiosi musei del mondo, affermandosi grazie alla presenza alla Bienal de Sao Paulo del 1981 e a Documenta VII di Kassel del 1982, quindi confermandosi come una delle maggiori rivelazioni dell’arte spagnola. E’ artista poliedrico capace di coniugare diversi linguaggi artistici.

Egli pratica, cioè, la contaminazione tra specifici e lo fa in maniera interessantissima e sempre pittorica, corposamente, possentemente pittorica anche quando si esprime con la tridimensionalità scultorea e usa la ceramica per dare corpo e anima alle sue opere. Che hanno tutte il segno distintivo dell’inquietudine e del perturbante anche quando appaiono giocose, ironiche, eccessive…

“L’angoscia è un altro pennello, uno strumento, accompagna il mio lavoro”.

In ciò si distingue soprattutto per capacità di ripensare e modellare la ceramica in modo poderoso, veemente, sensuale, originalissimo, pieno di pathos, e che porta in sé – come in tutta la sua intera produzione – le radici della sua ricerca pittorica gestuale, una pratica citazionista, o meglio, che mette insieme passato e presente, riferimenti storici a visioni più attuali, senza dimenticare la sua vicinanza al gruppo della Transavanguardia italiana e dei Neo Espressionisti tedeschi.

La ricerca che lo ha sempre connotato è sulla materia: stratificata, data per pennellate o a spessore, più stesa o a tutto-tondo, con raschiamenti, sottrazione, più frequentemente per accumulazione, come paesaggio naturale ed elemento atavico. A ciò aggiunge una rilevanza data allo scorrere del tempo: il tempo dell’opera e nell’opera, il tempo originario che anima la materia in quanto essenza.

Forse anche per questo è la ceramica, che, oltre ad essere una materia e una tecnica, è un vero e proprio linguaggio, la sua scelta principale: morbida, manipolabile, apparentemente resistente ma con una sua fragilità estrema, che risente di minimi accidenti eppure resiste alle avversità e allo scorrere degli anni…: non a caso il titolo della mostra – al MIC di FAENZA, prima vera antologica in Italia dedicata alla sua produzione ceramica dagli esordi ai giorni nostri, con un progetto speciale realizzato appositamente e in dialogo con le opere della storia della ceramica esposte nel Museo Internazionale delle Ceramiche – è Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume.

Si tratta di una citazione da Jorge Luis Borges: “Il tempo è un fiume che mi trascina, ma sono io quel fiume; / è un tigre che mi divora, ma sono io quella tigre; / è un fuoco che mi consuma, ma sono io quel fuoco. / Il mondo, disgraziatamente, è reale; / io, disgraziatamente, sono Borges”; e Barcelò è Barcelò.

E’ alla metà degli anni ’90 che, durante i suoi numerosi soggiorni in Mali, inizia il suo avvicinamento alla ceramica, quando realizzerà le prime terrecotte con l’antica tecnica dogon. Dal 1996 riprende la produzione ceramica nella sua isola natale, Mallorca, dove ancora oggi crea i propri lavori, che talvolta ha concretizzato anche in Italia.

Infatti qui, precisamente a Vietri sul Mare, nel 2000, nel laboratorio di Vincenzo Santoriello – accreditatissima, antica fabbrica ceramica vietrese, dove sono usciti capolavori anche di Enzo Cucchi ed Ettore Sotsass tra i tanti – ha realizzato il monumentale rivestimento per la Cattedrale di Santa Maria a Palma di Mallorca che lo ha fatto ribattezzare a furor di popolo “il Gaudì della ceramica”…

Ma Gaudì, non dimentichiamolo, era un solitario, un riflessivo e un architetto e artista che nascondeva l’horror vacui sotto la ridondanza decorativa, una cupa visionarietà sotto l’esuberanza compositiva: una vena malinconica e intime crepe non estranee a Barcelò che ha sostenuto, a riprova di ciò, di “odiare la ceramica luminosa e colorata” prediligendo, piuttosto, “ceramiche di duemila anni fa, gli andalusi (…), e quello che hanno fatto Miró e Fontana”.

Lucio Fontana, un pioniere, un maieuta per tanti artisti internazionali; e per Barcelò, il cui legame con l’Italia è una costante: dai primi viaggi a fine anni ’70 al soggiorno in Campania su invito di Lucio Amelio per l’organizzazione della grande mostra Terrae Motus e poi anche nell’importante presenza – siamo nel del 2009 – a Venezia, quando l’artista ha presentato le proprie opere nel Padiglione Spagnolo della Biennale di Venezia in un dialogo tra pittura e scultura e ceramica, confermando la sua propensione alla commistione. Sempre ritornando alla forza magmatica, generatrice della pittura come forza e memoria originaria perché legata – ecco che ritornano i due concetti –  alla materia e al tempo

Info mostra

  • Miquel Barceló  Artigues | Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume
  • A cura di Irene Biolchini e Cécile Pocheau Lesteven
  • dal 1 giugno al 6 ottobre 2019
  • MIC di FAENZA _ Museo Internazionale delle Ceramiche
  • Viale Alfredo Baccarini, 19, Faenza, Ravenna
  • Contatti: telefono 0546 697311 – info@micfaenza.org
  • www.micfaenza.org/it/
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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