Vogliamo raccontarvi di quell’8 marzo del 1972 a Roma e di una giornata memorabile.
Le ragazze erano tutte lì, in tantissime (circa 20mila), radunate pacificamente in una delle piazze-simbolo della Capitale e della lotta per le libertà individuali e collettive. A Campo de’ Fiori – il luogo non fu scelto a caso – si diede il la a una trasformazione nei gruppi originali femministi in più organica e ramificata realtà e si organizzò di fatto la prima grande e coordinata manifestazone italiana femminista.
Tra le partecipanti ce n’era una interazionalmente e popolarmente molto nota anche per il suo impegno per i diritti civili e di genere: Jane Fonda.
Attrice e attivista, aveva smesso gli abiti da eroina futuribile paladina dell’emancipazione sessuale (“Barbarella”, quella del film di Roger Vadim, non a caso datato 1968), e aveva indossato maglione e minigonna per andare con le femministe italiane nella sua amata Città eterna.
La richiesta era che fosse la donna e solo la donna a decidere della propria vita, del proprio destino, del proprio corpo, maternità compresa («Partoriamo idee, non solo figli»).
Jane urlava con la folla di donne riunite in Piazza, con un ottimismo solidale consapevole dell’epicità del momento: si stava facendo la Storia.
Ma l’onda non si poteva più arrestare.
Era iniziata la grande stagione per l’emancipazione femminile e una delle vittorie fu l’approvazione della legge 194, nel 1978, dopo tante, troppe morti tra mammane e medici senza scrupoli…
Si evidenziò quanto davvero il personale si facesse e fosse politico, secondo il fortunato e radicale assunto di Carol Hanisch (primo prodomo: 1969 ).
E noi ringraziamo per questo enorme lavoro e sacrificio di cui gioviamo oggi ma che va continuamente difeso, ribadito e portato a livelli sempre più profondi in un mondo che deve cambiare in meglio per tutte e tutti. In questo dobbiamo impegnarci.
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
Potente questa testimonianza grazie!
Grazie per l’apprezzamento!
Barbara Martusciello