Manchester Art Gallery rimuove Hylas and the Nymphs (Ila e le Ninfe) del Preraffaellita John William Waterhouse. Censura, dibattito o prodezza patetica

Hylas and Nymphs (Ila e le Ninfe), 1896, by John William Waterhouse, Manchester Art Gallery, Manchester

Il caso è scoppiato, e non è solo circoscritto al mondo dell’arte e della cultura. Tutti i giornali ne trattano, i media si sono scatenati e la notizia sta creando una eco giustamente diffusa e potente.

Provocazione, invito al dibattito su un tema oggi assai sentito (sesso minorile, erotismo femminile, nudità, prevaricazioni di genere etc.), più probabilmente intento di Marketing: comunque, non reprimenda censorea.

Questo assicura e in parte si evince dalle affermazioni (ambivalenti!) da Clare Gannaway, curatrice della Manchester Art Gallery – in Mosley Street nel centro di Manchester – che ha fatto rimuovere dalle pareti espositive la famosissima opera Hylas and the Nymphs (Ila e le Ninfe), 1896, del Preraffaellita John William Waterhouse. 

Così affermano da quello che è un museo d’arte di proprietà pubblica:

“Questa galleria presenta il corpo femminile come una forma decorativa passiva o da femme fatale. Sfidiamo questa fantasia vittoriana! La galleria esiste all’interno di un mondo pieno di questioni, intrecciate, di genere, razza, sessualità e classe (sociale n.d.R.) che riguardano tutti noi. In che modo le opere d’arte possono parlare in modi più contemporanei e rilevanti?”

Così, davanti a muro bianco lasciato vuoto cala l’invito rivolto al pubblico a esprimersi sulla accettabilità di un’opera come quella – ma pure di altre di simili trattazioni – anche considerando i vergognosi fatti di molestie sessuali venuti clamorosamente (e finalmente!) alla luce e la campagna #MeToo.

Una cosa è certa: le parole dello staff curatoriale della galleria appaiono poco chiare e rassicuranti, addirittura bigotte, quando, attraverso la Gannaway ufficializzano che il dipinto “probabilmente tornerà”, ma si sta pensando di esporlo “contestualizzato in modo abbastanza diverso” così come si intenderà farlo con le opere “dell’intero contesto della galleria”.

Se il confronto generale è stato aperto, la discussione è attivata, reazioni contrastanti sono state provocate e la questione sul tema obbliga e obbligherà a prendere posizione e a considerare queste problematiche e tante ad esse collegate, una cosa è certa – aggiungiamo noi – ovvero che questo gioco è assai assai pericoloso perché è ambiguo, crea un precedente e l’esercizio della vera censura è proprio dietro l’angolo. Anzi, no: è davanti ai nostri occhi, in quella parete orfana di un’opera d’arte.

manchesterartgallery.org/blog/presenting-the-female-body-challenging-a-victorian-fantasy

 

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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