Mimmo Rotella: Manifesto a La Galleria Nazionale di Roma per una grandiosa stratificazione e sintesi artistica

immagine per Mimmo Rotella
Mimmo Rotella, Manifesto - dettaglio insieme manifesto, acrilici e sovrapitture - ph. Giorgio Benni

Vi diamo una serie di vedute della gran bella mostra (non a caso: a cura di Germano Celant con Antonella Soldaini) Mimmo Rotella: Manifesto, alla Galleria Nazionale di Roma, che sembra una ideale concentrazione ed esposizione di una parte dell’ampio lavoro del grande artista, uomo curioso della vita in ogni suo aspetto, dandy, ex impiegato delle poste – ma come disegnatore!–, insegnante, soldato dalla carriera assai breve per inadeguatezza caratteriale alla vita militare (!!!), e poeta epistaltico, sperimentatore di linguaggi, ricercatore visivo con cui si è mostrato al mondo, non solo dell’Arte e  di cui Celant ha scritto, e continua  a scrivere, nel poderoso  Catalogo ragionato edito da Skira di cui demmo qui conto.

Da vedere, l’esposizione, con oltre 160 opere, è parte delle iniziative per il centenario dalla nascita di Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918 – Milano, 2006) promosse dalla Fondazione Mimmo Rotella e dal Mimmo Rotella Institute con il supporto della Regione Calabria.

Curiosa la scelta allestitiva, a parete, in una sorta di quadreria (forse forzata? Ultimamente assai di moda, scelleratamente per tante altre esposizioni, arbitrariamente…) che vorrebbe una interpretazione delle sale dell’ex GNAM come una sorta di agorà, anche vera e propria piazzetta urbana, “circondata da pareti o facciate di edifici” che, come ha affermato Celant, in un contesto, quindi, che:

“non fosse composto da frammenti, i quadri, con strutture espositive centrali, tipiche delle mostre tradizionali, in cui le opere sono presentate per temi e per momenti, in singoli territori parietali, stanze e sale, ma si integrasse con la piazza, entrandone a far parte. Al tempo stesso, la necessità di proporre un’antologia dove i lavori giungessero a fornire – con estrema ricchezza connessa alla qualità e alla diversità – un ampio spettro dell’estetica di Rotella, comporta una loro presenza numerosa. Mettendo insieme tutti questi elementi – l’aspetto urbano del luogo, la spinta a concretare una retrospettiva con un numero elevato di opere – e considerando il caratteristico linguaggio dell’artista focalizzato sul manifesto, è emersa la concezione di tappezzare la piazza e i suoi edifici con sei grandi cartelloni o billboards, dal formato in media 3 x 10 metri circa, come se il pubblico si trovasse a camminare e a fruire del l’opera di Rotella in un contesto cittadino”.

Un’idea applicata alle opere installate che, a un secondo giro della mostra, non sembra più così forzata e arbitraria se ragionata conformemente alla poetica di Mimmo Rotella, al suo legame con il muro, con la sua ampia attenzione urbana che, appunto, muoveva dalla rielaborazione del poster pubblicitario nato per comunicare… on the street…

Cosa si vede, dunque, in mostra?

Sei imponenti insiemi-manifesto, composizioni, cioè, incentrate su una delle tecniche principali che Rotella ha praticato: usando il retro dei manifesti nei Décollages degli anni Cinquanta e Sessanta; traendo il massimo rendimento dall’aspetto astratto e materico nei retro d’affiches degli stessi anni; adottando avanguardistici procedimenti fotomeccanici di produzione seriale nei riporti fotografici su tela emulsionata e negli artypos degli anni Sessanta e Settanta; ad adombarne il messaggio standardizzato, negandolo per comunicare assai altro attraverso la sovrapposizione di veline monocrome nei blanks dei primi anni Ottanta: veri azzeramenti tramite questi fogli neutri secondo quanto solitamente si faceva con la pubblicità stradale scaduta, che veniva coperta… – avete presente ciò che faceva Keith Haring dando origine alle sue lavagne metropolitane?

Ecco, poi una riproposizione del manifesto strappato con le sovrapitture: un’aggiunta di un segno pittorico fote, perentoreo, di messaggi o parole su manifesti prima lacerati e poi fissati su tela che sembrano dialogare con il Graffitismo. Scusate se è poco. Infine, negli anni Novanta e Duemila, con i décollages di dimensioni monumentali.

La sua sperimentazione rimodula il poster in ogni modo possibile e diede ragione a Maurizio Fagiolo Dell’Arco che sostenne, già nel 1977 (in: Rotella – maestri contemporanei, ed. Vanessa, 1977) che fosse destinata a  “durare”, aggiungendo che questo era una genialità: “il massimo, per un’operazione che si basa tutta sull’effimero dei mass-media”.

Sulla scelta espositiva di questa nuova mostra su Rotella, da non perdere, la Soldaini così si esprime:

“I lavori presenti nei sei insiemi-manifesto testimoniano le differenti tecniche adottate da Rotella negli anni. Si tratta di uno spostamento linguistico continuo che dimostra il forte gusto per la sperimentazione, tipico della personalità dell’artista. Osservando in maniera sincronica il suo excursus e potendo avere per la prima volta una panoramica totale del suo operato, si riesce a recepire la logica sottostante il fare di Rotella. Come una carrellata in slow motion la successione cronologica degli insiemi-manifesto permette di meglio comprendere le diverse fasi che l’artista ha attraversato durante la sua lunga carriera”

 In  due piccole “piazzette” possiamo vedere sia esempi scultorei di Rotella, sia  gli aspetti performativi tramite interessantissimi filmati dagli anni Cinquanta; e poi, procedendo, si possono acquisire tante testimonianze importanti: foto, cataloghi, documenti vari, tra cui lettere, le confessioni contenute nei diari del 1993-1994, la Medaglia d’Oro alla Carriera da parte di Carlo Azeglio Ciampi (2002), un effaçage, disegni, piccole opere pittoriche su tela e su carta.

Ecco il Manifesto dell’Epistaltismo del 1949, il fenomenale  disco Poemi fonetici del 1975, futuristeggiante. Possiamo toccare con mano i variegati rapporti, lavorativi e personali, con i protagonisti del panorama culturale del XXI secolo: Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, i Nouveaux Réalistes, Julian Schnabel,  i galleristi e supporters Carlo Cardazzo, Sidney Janis, i critici e amici Pierre Restany, Tommaso Trini e il duo Giulio Carlo Argan – Palma Bucarelli che hanno bene influito sulla veicolazione e comprensione della produzione di Rotella.

“Proprio Bucarelli, durante il periodo della sua direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ha contribuito ad affermare la centralità dell’artista nell’ambito della produzione del Novecento italiano acquisendo per il museo importanti lavori quali i retro d’affiches Composizione astratta (1955-1957), Up Tempo (1957), Spirito di Dharma (1960) e i décollages Mitologia 3 (1962) e Senza titolo (1962).”

Insomma, per ricitarmi:

Mimmo Rotella ha reso luminosa la stratificazione e la sintesi nelle sue opere, che contengono l’analisi del linguaggio dell’arte tanto quanto il palesamento della vita, non disdegnandone anche il suo lato ironico, carnale, erotico e sovversivo che l’autore, uomo e artista a tante dimensioni, conosceva e praticava alla grande.

Info mostra

  • Mimmo Rotella Manifesto
  • Dal 30 – 10 – 2018 al 10 -02 – 2019
  • Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
  • viale delle Belle Arti 131, Roma – Ingresso disabili Via Gramsci 71
  • Orari di apertura: dal martedì alla domenica: 8.30 – 19.30; ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
  • biglietti: intero: € 10,00 – ridotto: € 5,00 –
  • T + 39 06 32298221 – lagallerianazionale.com – #LaGalleriaNazionale
  • gan-amc.uffstampa@beniculturali.it
  • Fondazione Mimmo Rotella – archivio@fondazionemimmorotella.net –
  • Mimmo Rotella Institute – info@mimmorotellainstitute.it  –
  • Ufficio Stampa e Comunicazione Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – Laura Campanelli +39 349 5113067 + 39 06 32298328 | Alessio Boi +39 340 9727838 | Alessia Tobia +39 329 6062833 | Elena Bastia +39 349 2115229 + 39 06 32298308 | Isabella de Stefano + 39 06 32298307
  • Ufficio Stampa Mimmo Rotella Institute – Maddalena Bonicelli maddalena.bonicelli@mimmorotellainstitute.it
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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