31 artisti raccontano Napoli. Autoritratti, arte e città. Il libro di Loredana Troise

Nell’incipit del suo libro 31 Artist self-portraits/Living in Napoli,  edito da Rogiosi Editore, in cui Loredana Troise ha coinvolto un nucleo eterogeneo di artisti in un singolo e singolare racconto della propria Napoli, l’autrice esordisce annotando:

“«Non c’è un lì, lì», scriveva nel 1976 Gertrude Stein in Autobiografia di tutti, narrando del suo ritorno dopo molti anni nella città in cui era cresciuta. Una città che non è un lì, affermava, è un non luogo.

Una definizione che ben si adatta a descrivere gli esiti di certi processi di trasformazione che hanno sfiguratole nostre città, generando ambienti urbani e sobborghi senza identità, quartieri desolati o degradati, senza volto e qualità, centri storici tolti ai propri abitanti, snaturati nelle loro funzioni, mercificati.

Tutte le città corrono il pericolo di diventare anonime. La loro attrattiva è perennemente a rischio”.

Il volume restituisce un puzzle assai personale, fatto di tessere intime, generosamente condivise con l’autrice e con i lettori, della città vista e vissuta attraverso chi è restato: viaggiando, andando e tornando ma, in utima analisi, non allontanandosene.

Se, poi, chi ne fa ogni singolo affresco letterario è un artista, a quello si aggiunge una parallela narrazione della propria ricerca artistica. Così, parlando di città, si parla di sè, e di arte: e viceversa.

E’ molto interessante sentire quanto sia forte il genius loci per ognuno dei 31 convocati, così come è piacevole percepire il legame con la figura del Critico d’Arte – qui Critica d’Arte donna – che è davvero compagno (compagna) di viaggio dell’artista. Come era una volta e come dovrebbe essere. Sodali  e solidali. Senza troppi filtri né verticismi.

Ecco: la Troise, scegliendo un registro dall’andamento orizzontale (Carla Lonzi docet), ha chiesto a Cesare Accetta, Marisa Albanese, Bianco-Valente, Antonio Biasucci, Enrico Bugli, Libero De Cunzo, Armando De Stefano, Gerardo Di Fiore, Fabio Donato, Maurizio Elettrico, Sergio Fermariello, Luciano Ferrara, Matteo Fraterno, Mimmo Jodice, Christian Leperino, Mariangela Levita, Nino Longobardi, Umberto Manzo, Raffaela Mariniello, Rosaria Matarese, Domenico Mennillo, Enza Monetti, Mario Persico, Gianni Pisani, Giulia Piscitelli, Carmine Rezzuti, Luciano Romano, Rosy Rox, Mimma Russo, Quintino Scolavino, Ernesto Tatafiore, ma anche a Mario Franco (presente con il testo Bagnoli e non solo. “Testimonianza” storico-personale), uno scritto autobiografico, autoriale.

Niente domande ma una storia in nessun modo guidata da altri se non dalla sensibilità e dalla momoria di ogni partecipante a questa sorta di piccola Storia di Napoli secondo me. Un libro che,  come scrive l’autrice:

“nasce dalla volontà di interrogarsi attraverso un unico coro, sulle mille declinazioni di una metropoli intri­gante ma difficile”.

L’input è un interrogativo:

perché scegliere di rimanere a Napoli?

Più in dettaglio, cosa si cela dietro, o dentro, i pensieri di artisti che, pur se spesso – lo sottolinea la Troise stessa – “in tran­sito su scenari nazionali e internazionali”, hanno però comunque scelto di vivere e lavorare a Napoli?

“Se è vero che le città umane av­volgono di poesia la vita di coloro che vi abitano, i 31 autoritratti raccolti in questo volume sono partico­larmente indicativi, perché Napoli, città umana, nella sua contraddittorietà si rivela tessuto vivo di risorse spirituali, di rimedi contro la perdita del sé e del suo disconoscimento.

Benché indotti a misurarsi con la scrittura, forma di espressio­ne altra dalla loro pratica, 31 artisti hanno scritto la città  nelle sue forme pungenti di significato, mostrandocela in una dimensione intima e soggettiva.

Nella complessità dei singoli racconti, fra le tante tracce comuni, la qualità fuori dall’ordinario del paesaggio naturale della nostra città occupa un posto privilegiato; seguono lo splendore della stratificazione storica, dei monumenti, dell’arte; l’empatia e i legami familiari, amicali, sociali; l’accoglienza; la suggestione delle stridenti opposizioni; la forza delle gradazioni sensuali d’astrazione e trasfigurazione dei panorami, dei colori ineguagliabili”.

31 Artist self-portraits/Living in Napoli, risulta da un sistema di valori empatici e punti di vista su Napoli, di cui qui diamo solo un cenno, tratto dalle pagine di ognuno:

“Napoli abita i miei pensieri” (Luciano Romano); “Non ho un posto preferito di questa città magnetica, perché la mia attenzione si sofferma su tutto…” (Carmine Rezzuti); “Innamoramento … Persistenza dell’innamoramento, resistenza e rispetto per Napoli ad oltranza” (Quintino Scolavino); “Sono nel cuore del centro storico, un luogo magico in un palazzo dove ha abitato Gian Battista Vico, e questo già mi basterebbe per inebriarmi” (Ernesto Tatafiore); “Vivo la teatralità di questa città? In quale città si può guardare l’orizzonte e incontrare Capri” (Fabio Donato).

Testimone di un proprio passato che continua a produrre, Napoli, dirige, orienta: “Solo  qui riesco a stare dentro i miei pensieri e a varcare la soglia delle mie inquietudini” (Nino Longobardi); Parlare di Napoli non è facile, sentimenti contrastanti si affacciano, ma guai a chi ne parla male” (Marisa Albanese); Napoli riesce a motivare: “Avrei potuto lasciare Napoli, ma mi sarei sentito perso, mi sarei lentamente spento” (Antonio Biasucci); “Quante volte avrei desiderato lasciare tutto e partire. Per dove, non l’ho mai saputo, non è importante … Ma sarei stato felice altrove?” (Sergio Fermariello); “Ho cercato di fuggire, per verificare un altrove, ma sono sempre ritornato” (Libero De Cunzo).

E a questa estensione fruitiva, ulteriori segni sono il riferimento con la memoria: “A Napoli la storia millenaria si rivela dappertutto… attraverso una sedimentazione impercettibile che si stempera col presente” (Umberto Manzo); tra soggetto e lo spazio: “Mi sono identificato con la Napoli greca, scavando alle radici ancestrali di Neapolis, attraversando una frattura storica che mi ha fatto sempre riflettere” (Gerardo Di Fiore); “In Villa Comunale, un luogo a me carissimo, mi piaceva attraversare la luce, mi piaceva la brezza marina sulla pelle, mentre pensavo incessantemente all’arte” (Gianni Pisani); tra mutazione e antitesi: “città di opposti …anche questo mi piace e alimenta il mio desiderio di essere qui e non altrove” (Cesare Accetta); “Sono attratto dai suoi contrasti e mi affascina molto la raffinata nobiltà delle architetture e delle opere d’arte”(Christian Leperino).

Nella città in continuo divenire, la sua energia attrattiva è ancora inequivocabile: “La ragione che mi tiene legato al luogo dove sono nato è perché qui ho le mie radici.” (Mario Persico); “A Napoli, dove vivo, come in molte città del Mediterraneo, a lungo ho trovato il corpo centrale del mio lavoro” (Raffaela Mariniello); “È nel mio legame con la città, con la mia storia personale, che rintraccio il desiderio che mi ha la forza di scegliere l’arte come possibile esperienza” (Rosy Rox); “Napoli è I’ incontro tra idee, visioni artistiche e della società, ma anche di semplici incontri umani” (Mariangela Levita); “E’ un teatro, non potrei essere altrove” (Rosaria Matarese); “E’ punto infinito nell’infinito” (Giulia Piscitelli); “E’ una città-immagine, dove ogni angolo è un pezzo di storia, …dove ogni pietra custodisce il tesoro della memoria” (Armando De Stefano).

Dalle storie in evidenza almeno un’altra qualità di Napoli e cioè l’ efficacia simbolica che è propria dell’arte: “Il mio legame simbolico con la città è di osservatore quasi etnografico, sto in suo ascolto, e la declino”(Matteo Fraterno); “La mia appartenenza artistica alla cultura partenopea è in sintonia con la sua stratificazione millenaria che è avvolgimento” (Mimma Russo); “È la città che ti sceglie, non sei tu che decidi di viverla sapendo in primis che puoi farcela” (Luciano Ferrara).

In generale le città non sono considerate da questo punto di vista. Gli autoritratti restituiscono la misura dell’esistere in una città densa di gradazioni: “Ho preferito non andare altrove ma continuare ad emozionarmi qui, dove gli impulsi sono forti e tutto è vicino vicino, suoni, luci, parole, la carezza del mare” (Enza Monetti); “La mia napoletanità la porto nel sangue” (Enrico Bugli); “Napoli dispone di bellezze ineguagliabili che sublimano il reale in attività estreme radicali come le arti” (Domenico Mennillo); “Ho trovato proprio a Napoli un isolato e isolante eden e uno spazio da sviluppare come un tempio” (Maurizio Elettrico); “Napoli ti ricorda in ogni istante che sei un umile mortale, ponendoti in un confronto serratissimo con la violenza più efferata e l’amore più profondo” (Bianco-Valente); di ravvicinati ritmi ossimorici per un diario segreto dove le pagine indugiano liberamente tra loro, suggerendo inattese armonie inquiete: “In nessun’altra area geografica avrei avuto la sensibilità creativa che solo questa città mi ha concesso” (Mimmo Iodice).

“Se dall’alto ci affacciamo su Napoli, su un brulichio di case, cupole e, castelli, con in fondo il mare ed il Vesuvio, possiamo esclamare: “è qui che hanno inventato l’eternità” (Mario Franco).

 

Ecco: Napoli si svela per tutti anche città sentimentale. E un elemento fortissimo di dialogo.

Materia densa, o meglio: lievito-madre; lievito-madre che i 31 artisti-autori hanno contribuito a impastare oltre che a raccontare; ed è questo, anche, il motivo e il criterio alla base della loro selezione e dell’inserimento nel libro: i giovanissimi, gli emergenti, hanno una storia ancora troppo breve da condividere e hanno, anche, molto tempo per scegliere se restare oppure andare e, in questo caso, decidendo quando e se tornare…

Una nota a lato, da evidenziare: è curioso notare come, in una realtà globalizzata e in un Sistema dell’Arte sempre più articolato, ampio, ovviamente internazionale, si stia, in questo periodo storico, cercando di analizzare ogni cosa guardando più profondamente in prossimità, o sotto i piedi, ovvero il territorio.

Sembra, cioè, che si ritorni al km 0, al local, al cuore del gomitolo o – per restare nelle metafore culinarie – agli ingredienti-base per trattare concetti e temi grandi. Così, ecco nuovi studi, tesi e visioni sulla città. Iniziando (o riniziando) dalla propria. Ma posizionandosi agli antipodi del localismo o, peggio, del nazionalismo comunemente inteso, che fatalmente rappresentano una chiusura, un’implosione…: qui si va dall’isola all’arcipelago!

Concetti come quelli di identità, senso di appartenenza e fare comunità fanno parte di investigazioni che si aprono all’altro da sè, che lo accolgono, che mescolano, contaminano, danno origine a filiazioni reticolari ma, appunto, partendo dalla propria casa per scoprirsi e fare la storia.

La produzione di azioni resistenziali e resilienti, di contenuti e approfondimenti culturali, creativi, sociali e politici sta, in molti, moltissimi casi, quindi (personalmente, ho portato avanti un lavoro vagamente simile con una serie di video di grandi fotografi e artisti che usano la Fotografia  per raccontare Roma) e in ogni campo, partendo dal basso, dal proprio specifico e dalla propria geografia.

Quella del libro 31 Artist self-portraits/Living in Napoli palesa l’indole di un disegno in pe­nombra in cui non è difficile rintracciare linee comuni che mantengono vivo un dialogo cul­turale e d’amorosi sensi su Napoli che ha dimostrato tanto e ha ancora tanto da dire e far vedere.

Probabilmente Loredana Troise podurrà, tra qualche anno, un secondo volume con altri 31 artisti-autori.

diretta fb Rogiosi Editore del 18-12-2020

Info sul libro

  • Loredana Troise: 31 Artist self-portraits/Living in Napol
  • 31 artisti: Cesare Accetta / Marisa Albanese / Bianco-Valente / Antonio Biasiucci / Enrico Bugli / Libero De Cunzo / Armando De Stefano / Gerardo Di Fiore / Fabio Donato / Maurizio Elettrico / Sergio Fermariello / Luciano Ferrara / Matteo Fraterno / Mimmo Jodice / Christian Leperino / Mariangela Levita / Nino Longobardi / Umberto Manzo / Raffaela Mariniello / Rosaria Matarese / Domenico Mennillo / Enza Monetti / Mario Persico / Gianni Pisani / Giulia Piscitelli / Carmine Rezzuti / Luciano Romano / Rosy Rox / Mimma Russo / Quintino Scolavino / Ernesto Tatafiore.
  • Il libro è accompagnato dai testi di Andrea Viliani, Vincenzo Trione, Mario Franco, Gabriele Romeo
  • Arricchiscono la pubblicazione i contributi di Raffaella Morra (sue le immagini di copertina), Amedeo Benestante, Biagio Ippolito, Sergio Riccio, Vittorio Avella, Danilo Donzelli, Peppe Esposito, Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla.
  • Editore: Rogiosi Editore
  • 31 Artists self-portraits/Living in Napoli, ha ricevuto il patrocinio dal Museo Madre (matronato), dalla Fondazione Morra, dalla E-M Arts, dal Comune di Napoli.
  • In attesa della riapertura dei musei e delle occasioni conviviali pubbliche, 31 Artists self-portraits/Living in Napoli, è stato presentato in prima assoluta il 18 dicembre 2020 sull’account fb dell’Editore Rogiosi e discusso, assieme all’autrice, da Mario Franco, Barbara Martusciello, Gabriele Romeo. Qui il Link per accedere alla visione.
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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