Richard Long (Bristol, 1945), Biennale di Venezia nel 1976 per il Padiglione Gran Bretagna, è uno degli artisti che ha rivoluzionato la pratica scultorea negli anni ’70.
Con il semplice atto di camminare nel paesaggio – a partire dal 1967 con A Line Made by Walking -, combinando aspetti del Minimalismo, della Land Art, del Concettualismo e dell’Arte Povera, e adottando anche la Fotografia come documento dei suoi interventi, ha analizzato e articolato idee su Tempo, Spazio, relazione dell’Uomo con la Natura e contrapponendo all’irregolarità e all’apparente, meravigliosa casualità proprio della Natura la geometria e l’essenzialità regolare delle sue opere.
L’intento non è quello di dar corpo a un’opposizione tra Natura, Cultura, Caos e Ordine poichè i suoi lavori, basati su linee, cerchi, spirali, croci – elementi comuni che tutti riconoscono e in qualche modo possono sentire propri -, usano materiale proveniente dalla terra; le sue pietre, il legno, l’argilla, l’acqua e il fango, adoperati nel suo specialissimo linguaggio scultoreo e installativo, e ci dicono altro: da una parte, dell’opportunità di un affiancamento dolce, di una concordia tra, appunto, quei dualismi Natura/Cutura e Caos/Ordine; dall’altra, di una riduzione, attraverso l’atto artistico, delle forme e forze del creato alla loro universalità e archetipicità…
”La fonte del mio lavoro è la natura. La uso con rispetto e libertà. Impiego materiali, idee, movimento e tempo per esprimere una visione completa della mia arte nel mondo”.
Questa sua frase, agganciata al suo pensiero e alla sua ricerca, ci suggerisce quasi profeticamente la necessità di un più intenso, rispettoso, intimo rapporto con la Natutra, e quindi con la parte più autentica e originaria di noi umani.
La speranza non muore, in Long: ce lo indica ripetendo spesso la configurazione circolare, emblema di continuità, ciclicità, perfezione, dell’illimitato. La sua vis è animistica e insieme etica, politica, eppure ancor più fortemente linguistica, nel senso che è radicata concettualisticamente nello specifico dell’Arte. Una scelta non esclude l’altra: semmai, le accorda, come in una magnifica sinfonia.
Tutto questo si percepisce in modo lampante nella riuscitissima e convincente mostra (Fate and Luck / Destino e Fortuna) alla Galleria Lorcan O’Neill di Roma che accoglie più opere dell’artista; in particolare, le installazioni in forma, nemmo a dirlo, di cerchi; sono dischi creati da accumuli di marmo – nero Portoro e bianco di Carrara – e sembrano catapultati lì, all’interno espositivo, dall’esterno, dall’en-plein-air, accendendo ad hoc una sorta di corto circuito percettivo: pare davvero di avere di fronte – o intorno, se ci muoviamo nella sala, tra gli elementi del monumentale e simbolico lavoro – qualcosa che è lì temporaneamente – e lo è! – solo per regalarci la possibilità di percepire anche fisicamente la possibilità di una unione tra Natura e Cultura, sorta di matrimonio morganatico che presto si scioglierà, tornando nella sua dimensione primaria – sassi alla terra – ma lasciando a tutti il segno di un’esperienza vista e praticata.
Info mostra
- Richard Long | Fate and Luck
- Fino al 31 luglio 2019
- Galleria Lorcan O’Neill
- Vicolo Dei Catinari, 3, Roma
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
lascia una risposta