Gruppo MID. Arte Cinetica e Programmata superstar

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Gruppo MID, opere in mostra, Roma. Ph. B. Martusciello

In questo inizio del 2019 – precisamente a gennaio e febbraio – il Gruppo MID, con la sua Arte Cinetica e Programmata, ha fatto la parte del leone in Italia.

Ha esordito, infatti, con un’originale mostra a Roma, all’interno del magnifico Palazzo Cavallerini Lazzaroni, interfacciandosi in maniera alquanto ardita a un raffinato, innovativo – allora come oggi, ancora! – Design d’autore: Mario Bellini, Paolo Castelli, Achille Castiglioni, Joe Colombo, Ignazio Gardella, Anna Ferrieri, Burkhard Vogtherr e molta della loro produzione definita Space e Atomic  – erano gli anni del pionierismo spaziale e della cultura ad esso ispirata – a confronto con le futuribili opere di esponenti del MID.

Il Gruppo nasce a Milano nel 1964, dall’incontro di Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni nell’ambito dell’arte cinetica e dell’estetica sperimentale. MID è acronimo di Mutamento Immagine Dimensione (Mutation, Image, Dimension). Attivo sino al 1972, fece del lavoro di gruppo e della negazione della creatività individuale un suo biglietto da visita, firmando le opere collettivamente.

Condividendo le ricerche che caratterizzano l’Arte Cinetica, il Gruppo si è distinto non solo per essere riuscito ad abbracciare le sollecitazioni politico-sociali del loro tempo senza fare esplicita “arte politica” – né cadere nel didascalico – ma anche per la sua poetica legata al metamorfico Mutamento: “non un cambiamento legato al movimento dell’oggetto-arte nel suo divenire, ma una vera e propria spinta che, per mezzo del movimento, porti ad una sua totale trasformazione.” (Stefania Gaudiosi).

Dunque, da Contemporary Cluster – anche seguendo l’eccellente testo di Stefania Gaudiosi – ci si è potuti immergere, quasi letteralmente, in quest’arte che ha usato in modo mirabile le più moderne invenzioni scientifiche e tecniche – elettronica, illuminotecnica, Cibernetica –, un personale studio della Gestalt e le innovazioni della comunicazione visuale.

La mostra è stata impostata sulla riassuntiva ma efficace narrazione  di tutto questo, marcando una continuità dinamica del lavoro artistico di Antonio Barrese (Milano nel 1945) e Alberto Marangoni (Giussano, MI, 1943), dagli esordi del Gruppo MID a oggi, palesando come essi abbiano portato nelle e con le loro opere ottico-astratte e i loro congegni etico-estetici, sia la programmazione e il caso, sia la partecipazione attiva del pubblico, e i risultati dell’alterazione percettiva (psichedelia!), i concetti e gli effetti del mutamento, del vitalismo del movimento, del coinvolgimento della dimensione temporale ma anche di quella multimedialesinestetica. Con tanto altro ancora dentro, che possiamo ritrovare – pur parcellizzato e talvolta banalizzato – in tantissimi prodotti, progetti e culture creative in tanti campi: da allora ai nostri giorni.

Dato che il Gruppo aveva una spiccata attenzione alla tecnica e ai media e una relazione con la scienza e il design, ebbene: il confronto – o meglio: colloquio – con una parte della loro produzione proprio con il Design italiano di quegli anni è sembrato, a chi ha organizzato il tutto, qualcosa di naturale e utile a cogliere una relazione che ha fatto forse la differenza in positivo rispetto alle ricerche di tanti artisti internazionali. Forzando, forse, un po’ la questione… Va detto, e sia chiaro: non si tratta di contaminazione linguistica, questa associazione con la produzione industriale autoriale – l’arte è in questo caso  pura e resta unica – ma di una comune appartenenza generazionale e del sentire che ha posto l’Italia al centro di una rivoluzione sperimentale che nel resto del mondo (o quasi) aveva spinto sull’acceleratore.

Va dato atto a Marangoni e a Barrese, con il supporto di Gaudiosi, del tentativo di “riposizionare storicamente MID, rivendicandone il ruolo di netta innovazione nell’anticipare le ricerche dell’arte digitale e multimediale, ad esempio” (A. Barrese). Questa mostra ne è un tassello, come le pubblicazioni, gli articoli, i testi e la battaglia per una considerazione meno commerciale – già, perché dealer e certi collezionisti ci si sono buttati a pesce su queste opere, distraendosi talvolta dal loro peso specifico enorme! – e più culturale della loro autorevole ricerca.

 

Altra narrazione intorno al Gruppo MID – a latere, a scanso di equivoci –  è quella relativa a CASVA – Centro Alti Studi sulle Arti Visive, a Milano, con l’annuncio di una sua ulteriore acquisizione, ovvero la donazione dell’archivio dello Studio MID design/comunicazioni visive attraverso gli specifici archivi di Alfonso F. Grassi e di Alberto Marangoni e grazie alla volontà dello stesso Marangoni e di Anty Pansera, una valente storico e critico del design e che dal 1973 ha seguito e in alcuni casi collaborato con lo Studio.  

Alfonso F. Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni, sodali e diplomati tutti all’Accademia di Belle Arti di Brera hanno fondato questa particolare branca di MID – appunto: StudioMID design/comunicazioni visive – e che, appena nato, e dopo MID gruppo artistico – ebbe subito eclatanti riconoscimenti: la vittoria del Concorso internazionale per il progetto del Padiglione Italia alla XIV Triennale di Milano del 1968 e l’impegno nella progettazione di innumerevoli prodotti di comunicazione con la vittoria del Compasso d’Oro per l’immagine coordinata e l’allestimento della mostra Tre secoli di calcolo automatico, IBM Italia al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano (1979) e, lo stesso anno, la segnalazione al Compasso d’Oro per l’immagine grafica del settimanale L’Europeo di Rizzoli. Nel 1981- 82 curano l’immagine coordinata e il sistema segnaletico della Sea, Società aeroportuale di Linate e Malpensa e delle Ferrovie Nord di Milano e sempre negli anni ’80 Grassi segue il progetto della pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele a Milano, primo esempio italiano di isola pedonale. Tante le mostre allestite e coordinate: ad esempio, Gli Anni Trenta, arte e cultura in Italia (1982), È Design (1983), Come giocavamo (1984), L’Uomo a due ruote (1987), Cento Anni di Industria (1989), Il Cammino del Commercio (1991).

Inoltre: avete presente il rasoio Bic Black e il flacone per il Bialcol? Sono due dei prodotti iconici ideati e progettati da Studio MID design/comunicazioni visive che ancora oggi sono in commercio e in uso: uno datato 1975, l’altro 1985.

 

Infine, sempre nell’ambito di nuove attenzioni e approfondimenti su questo periodo e sulla progettualità applicata in qualche modo riecheggiante quelle istanze, si segnala una particolarissima mostra in programma: Tanto di cappello. La collezione di cappelli di Alfonso Grassi: militaria, della tradizione ed etnici. A Milano, dal 2 al 28 aprile 2019, alla Casa Museo Boschi Di Stefano, proporrà una parte della donazione dell’archivio professionale e in parte privato di Grassi, mostrando anche le sue passioni e la personalità ilare e curiosa.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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