Arte Compressa # 9 – Expatrie di Iginio De Luca. Utopia dell’abitare come utopia dell’apertura

Iginio De Luca, Expatrie, 2016 , poliestere ritagliato su fotografia,cm70x100

Expatrie (dal francese expatrié, espatriato) di Iginio De Luca, nella forma di una mostra e di un talk, palesa un suo nuovo lavoro relazionale strettamente connesso alla storia dell’abitare il luogo: nello specifico “un” luogo, ovvero l’ormai stranoto MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove-Metropoliz, ex fabbrica Fiorucci a Roma occupata da tempo rimodulata per accogliere anche l’Arte visiva in dialogo con lo spazio e le comunità di varia nazionalità che ci vivonoche proprio l’Arte protegge e riqualifica agli occhi del mondo.

De Luca ha voluto sancire una dignità ufficiale non solo alle case ricavate dagli occupanti  ma all’intera, complessa realtà che è stata lì originata. L’artista ha parlato con gli abitanti, ha visto, misurato e mappato i loro appartamenti disegnando nelle planimetrie anche una stanza immaginaria, quella che ognuno che ci abita sognerebbe avere; ha quindi fotografato queste persone a cui ha sovrapposto tali piante architettonico-artistiche per attivare una riflessione esplicita visiva sul senso stesso di casa, su quello di appartenenza, di rifugio o prigionia, nonché del desiderio di abitare altro. Un progetto, questo di De Luca, efficace e molto bello, che dialoga con i soggetti e li rende parte attiva dell’opera aprendo questa alla fruizione e, così facendo, per estensione, aprendo gli interni a un esterno che vi può sbirciare dentro, scoprendo empatia, similitudini, riconoscendo, anche solo in una piccola parte, sé.

Se il personale è ancora politico, nel senso che “lo spazio domestico è anche una questione politica oltre che privata, di responsabilità nazionale perché parla di rifugi, di asili contro la fame, di viaggi, di perdita di certezze e di avventure verso l’ignoto”, ci dice Iginio De Luca, ebbene, allora l’esperienza soggettiva “si intreccia alla storia collettiva, storia di confini, contesti di transito in perenne sospensione in un cortocircuito simbolico tra privato e pubblico, tra casa e nazione. ”

Se la casa è davvero “il luogo della pace; il rifugio non soltanto da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia” secondo gli intendimenti di John Ruskin, ebbene essa, come metafora di ampio respiro, dovrebbe essere in ogni luogo  a partire da quello dentro ognuno di noi che ci aiuti ad aprire tutti i cancelli e i muri… Distopia?

Info mostra

  • La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Inside Art (Roma, 2016) con testi di Giorgio de Finis, Iginio De Luca, Guglielmo Gigliotti, Franco Speroni, Massimo Arioli e uno scritto di Vito Bruno.
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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