Erica Nyholm. Nordiche atmosfere, effetto straniamento e quarta parete

immagine Erica Nyholm, VISIONAREA Roma

Erica Nyholm (Helsinki, classe 1987) ha una maturità autoriale davvero solida, per i suoi 31 anni. Finlandese, questa sua provenienza geografica è individuabile nei suoi nordici, eleganti tratti somatici e soprattutto nell’aurea che, con eccellenti effetti di luce e d’ombra virati all’artificiale, conferisce un che di onirico e un’aria allo stesso tempo di integrità e inquietante.

La Nyholm usa la Fotografia come fosse sia una pittrice di scene di famiglia in un interno, sia una regista perché crea un immaginario che attinge all’Arte, al Teatro e a certo Cinema più colto, misterioso e surreale.

Crea, così, immagini di quotidianità, ove è inserita lei stessa e/o consanguinei e amici fotografati in casa con un carattere di normalità e volutamente di rappresentanza, oltre che alquanto simbolico; ciò ricalca una tipica ritrattistica presente nella Storia della Pittura che è da lei tradotta per raccontare “tradizioni sociali e di appartenenza a un gruppo”.

Molto efficace ed esteticamente accattivante il registro che ha scelto per questa narrazione: nordico, appunto, quindi un po’ glaciale e magico, inafferrabile nella trama, evocativo e straniante, anche vagamente allarmante.

Anche perché sulla mise-en-scène, puranche credibile, cala in una sorta di congelamento spaziotemporale irreale e sintetico, in ogni fotografia almeno un soggetto guarda dritto in camera, producendo un effetto noto in Teatro in quanto tecnica di coinvolgimento diretto del pubblico per renderlo più critico – e ben definito da Bertold Brecht – sfondando quella che in gergo si chiama quarta parete, ovvero l’immaginaria divisione tra attori e spettatori.

Questa esibizione del personaggio fotografato che sa di esserlo, e ci guarda, non cerca la sfida poiché, tale soggetto, algido e sfuggente, comunicando con l’esterno dell’opera, in ultima analisi, ci convoca per trasformarci in affascinati testimoni di narrazioni visive “intime che tutti noi conosciamo bene” e in cui possiamo identificarci scovando luci e ombre di una tranquilla, ordinata e ordinaria normalità. Loro ma anche nostra.

Per verificare tutto questo c’è un’interessante, essenziale e ben calibrata mostra, assai godibile, a cura di Claudio Composti, che ha portato l’artista – nel 2012 segnalata a Paris Photo da Christian Caujolle per la sezione Giovani Talenti – a Roma nella personale La quarta parete (Enti promotori: Fondazione Terzo Pilastro; Artist Proof; mc2gallery; Roma Capitale) da Visionarea Art Space (spazio espositivo nato da un’idea dell’artista Matteo Basilé e dall’Associazione Amici dell’Auditorium Conciliazione) di Via della Conciliazione 4, Roma. Fino al 3 marzo 2018; ingresso gratuito. Orari: 10.00 – 22.00

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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