A-Head con Angelo Azzurro Onlus. Quando l’Arte incontra le complesse strutture della mente – L’intevista

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E’ sempre molto importante e utile quando le Arti Visive entrano più radicalmente dentro la vita e le sue ramificazioni articolate, riuscendo – senza mai perdere l’autonomia propria del suo peculiare linguaggio – da una parte a confrontarsi con altre realtà e a portare un contributo sensibile, spesso anche tangibile, dall’altra a fare opera di divulgazione di sé, del suo specifico.

E’ quanto è avvenuto (e avviene) con l’Associazione socio-sanitaria Angelo Azzurro, una Onlus  rivolta a sviluppare progetti individualizzati di assistenza domiciliare riabilitativa (“volti a garantire un servizio socio-sanitario professionale” e non solo rivolto ai pazienti ma anche per i loro familiari) attraverso una rete di medici specialisti, psichiatri, psicologi, operatori della riabilitazione, educatori professionali, infermieri. Ebbene, in questo contesto è stata compresa anche l’arte visiva. Così nasce il progetto A-HEAD.

L’arte è vista e intesa, qui, come “mezzo privilegiato per meglio interpretare le complesse strutture della mente”, più in particolare, sviluppando “un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte”.

Come? “Sostenendo in maniera attiva proprio l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori, che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali.”.

Questo affiancamento, che si pone come una grande responsabilità e opportunità da entrambe le parti, è efficace e apprezzabile per la qualità proprio delle scelte artistiche, pur rattandosi, in molti casi, di artisti emergenti o in qualche misura indipendenti rispetto alla scena più acclarata o mainstream.

Ma andiamo con ordine, e chiediamo alla Presidente dell’Onlus, e Medico Psichiatra, Dottoressa Stefania Calapai:

La pandemia e il distanziamento fisico, la grande crisi anche economica che tutto questo ha portato, insieme ad un isolamento forzato nella collettività, come ha inciso sul vostro lavoro?

La Pandemia da Covid 19 sta provocando in tutto il mondo delle conseguenze sulla salute mentale così gravi da spingere anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad affermare che la tutela della Salute Mentale è una priorità. Ciò che mi preme sottolineare è lo stress perdurante a cui siamo stati sottoposti in seguito alla Pandemia.

Uno stress individuale e comunitario diverso sia dal disturbo post traumatico da stress che dallo stress dovuto a catastrofi naturali.Si parla qui di uno stress subacuto ,persistente e perturbante che è evoluto da acuto a cronico. Ognuno di noi ha reagito a questi eventi stressanti in maniera differente, ma tutto ciò ha certamente determinato un aumento dei disturbi anche psichiatrici, in tutto il mondo, con prevalenza di disturbi depressivi, del sonno, alimentari, della libido; e negli adolescenti ad una vera e propria emergenza con tentati suicidi e autolesionismo.

La nostra Onlus Angelo Azzurro ha lavorato proprio in questo ambito costruendo progetti per dare sostegno e assistenza alle persone e alle famiglie con malati psichiatrici in difficoltà sia economiche, sia sociali, sia sanitarie; è un ambito in cui la struttura lavora ormai da moltissimo tempo, rafforzando le sue strategie e trovandone di nuove come le consulenze online e lavorando sempre di più sulla lotta allo Stigma della Malattia mentale attraverso l’Arte.

Perché Angelo Azzurro Onlus ha scelto l’Arte visiva connettendola alla sua specificità che è più strettamente medico-sanitaria? 

Perchè l’arte ci ha aiutato a parlare di malattia mentale in un modo diverso e ci ha permesso di raggiungere più persone di diversa cultura ed estrazione sociale. L’interesse verso il nostro progetto sta crescendo sempre di più e se all’inizio c’era qualche prevenzione ora credo che sia quasi sparita.

La Lotta allo Stigma, relativa alla malattia mentale, è lunga e sicuramente ha ancora bisogno di tanto lavoro ma sono certa che andrà avanti. Sono molto soddisfatta dei risultati, dei convegni, dell’informazione che stiamo portando avanti: solo attraverso la conoscenza, la cultura, si può combattere la stigmatizzazione in ogni forma.

Il nostro è un progetto in crescita e speriamo di avere sempre più interesse , da parte sia del mondo dell’arte sia della gente comune.  ️

immagine per Progetto A-Head. Hic et Nunc, Zeroottouno
Progetto A-Head. Hic et Nunc, Zeroottouno

E’ assodato che l’Arte può avere, se non una vera e propria funzione (l’arte per sua stessa natura è a-funzionale), certamente però una ricaduta sociale e psicologica virtuosa nella vita delle persone; nel vostro caso, trattando voi tutti condizioni cliniche di varia disabilità, pensate davvero che l’arte possa concorrere, nella sua particolarissima maniera, e ovviamente affiancandosi agli specialisti, a migliorare concretamente la quotidianità e  la qualità esistenziale dei vostri assistiti, contribuendo, in questo modo, ad evitarne l’isolamento e l’emarginazione? In che misura?

Come afferma Carl Gustav Jung “la malattia è la dolorosa testimonianza di qualche conflitto in atto nel corpo e nell’anima.” (C. G. Jung – Da un intervista del “New York Times”, 1912).

L’arte e le attività creative permettono a tutti noi, attraverso l’immaginazione, di lavorare sulle emozioni. È proprio a Jung che dobbiamo un’azione di recupero del valore dell’immagine e dell’immaginazione. Le attività creative nella nostra professione ci permettono di lavorare sulle emozioni più dolorose e arrivare nei luoghi sconosciuti alla nostra coscienza nei luoghi dell’inconscio. La prospettiva che l’arte può aprire sulla sfera emotiva è davvero straordinaria.

“Quanto più un uomo corre dietro a falsi beni, e quanto meno è  sensibile a ciò che è l’essenziale, tanto meno soddisfacente è la sua  vita: si sentirà limitato, perché limitati sono i suoi scopi, e il  risultato sarà l’invidia e la gelosia. (…). Se riusciamo a capire e a  sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l’infinito i nostri  desideri e i nostri atteggiamenti mutano (…). La nostra età ha posto  il più possibile l’accento sull’uomo in questo mondo, effettuando così  una demonizzazione dell’uomo e del mondo. (…). Ma il  compito dell’uomo è esattamente l’opposto: diventare cosciente di ciò che  preme dall’interno, dall’inconscio, invece che rimanerne inconsapevole (…)”
C. G. Jung, Ricordi sogni riflessioni, di Aniela Jaffè, pag.382-383 – B.U.R. Edizione 1993

Nella scorsa estate e a settembre A-Head non ha voluto saltare i suoi appuntamento con l’Arte nè in Puglia nè a Roma allo Spazio Cerere con gli Zeroottouno, Hic et Nunc e Circuiti di Luca Centola per dare un messaggio di speranza e di ottimismo che solo l’Arte può dare.

In quest’ottica, come sono state determinate le varie collaborazioni nel campo dell’Arte? In  dettaglio, mi sembra che il progetto “portante” sia A-HEAD? Su quali postulati è nato, dal punto di vista dell’Onlus? 

Il nostro primo laboratorio è stato quello di fotografia sostenuto dalla Fondazione Vodafone Italia con gli artisti Giovanni Calemma e Cristina Nunez Salmeron.

Da qui nel 2017 si è affiancata la nascita del Progetto Ahead Art Project a cura di Piero Gagliardi per  la Lotta allo Stigma della Malattia Mentale e per sostenere in maniera attiva l’arte contemporanea. In questi vari e diversi percorsi ho incontrato molte persone che hanno dato sostegno alla nostra Onlus sia in ambito culturale sia in ambito artistico.

Ad oggi siamo molto soddisfatti dei risultati  raggiunti in campo artistico, con non pochi sforzi, grazie soprattutto al curatore di A-Head Piero Gagliardi che ha creduto sin dall’inizio in questo progetto. Siamo certi però che il nostro lavoro è appena iniziato e che potremmo raggiungere nuovi e più importanti obiettivi, nel mondo dell’arte.

A-Head è uno dei progetti della nostra Onlus che è molto attiva sia in ambito sociale sia in ambito della salute mentale. Il progetto A-Head però ci ha aperto una strada più diretta per arrivare alle persone, per dare informazioni e lottare contro lo stigma dei disturbi mentali la via dell’arte, dell’immaginazione, riuscendo anche con la vendita delle opere a sostenere laboratori di arte-terapia interamente gratuiti per ragazzi con disturbi psichiatrici.

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Progetto A-Head. Circuiti, Luca Centola Spazio Cerere

I progetti con l’arte visiva saranno continuative o si tratta di un esperimento?

Il nostro obiettivo è di continuare questo percorso ermeneutico e conoscitivo della malattia mentale attraverso l’Arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti; ed è di proseguire in altri paesi come abbiamo già fatto  negli anni passati.

Andiamo a conoscere meglio il curatore del progetto artistico, Piero Gagliardi. Gli chiediamo:
come ti sei formato nel campo della Storia dell’Arte e della curatela? raccontaci brevemente la tua storia…

La mia formazione da storico dell’arte avviene presso l’Università della Calabria in cui conseguo la laurea triennale in Conservazione dei beni artistici, archeologici e musicali e la laurea magistrale in Storia dell’arte. Conclusa la mia formazione universitaria decisi di trasferirmi nell’ Irlanda del Nord poiché ricevetti l’incarico di curare la sezione fotografica del The Derry Historic Museum.

In questo periodo iniziai ad interessarmi alla critica d’arte contemporanea intervistando e frequentando gli studi degli artisti dell’IRA. Nel 2015 tornai in Italia dopo aver vinto una borsa di studio per il Master di II livello in “Gestione dei Beni Culturali ed Organizzazione Eventi” presso la Link Campus University di Roma. Concluso il master, conobbi Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti, quindi  iniziai a collaborare con l’associazione culturale “I Martedi Critici”.

Ciò mi diede l’opportunità di co-curare nella mia città natale (Cosenza) un grande progetto quali furono le residenze artistiche dei Bocs Art. Attualmente collaboro in maniera indipendente con Istituzioni museali, Gallerie, Università e, lo affermo orgogliosamente, sono il curatore del progetto A-Head.

Qual è stata la spinta che ti ha portato verso la collaborazione con L’Angelo Azzurro Onlus?

Nel 2017 due artisti per cui nutro una grande considerazione, Tiziano Bellomi e Luca Guatelli, mi chiamarono per curare le loro mostre prodotte e presentate dall’associazione Angelo Azzurro.

Dato il successo di critica e di pubblico, insieme alla dott.ssa Stefania Calapai e alla dott.ssa Antonella Lo Giudice decidemmo di portare avanti la collaborazione.

Dopo ormai cinque anni di lavoro sinergico e di stima reciproca la comunione d’intenti è rimasta immutata: promuovere l’arte contemporanea e combattere lo stigma della malattia mentale.

immagine per Progetto A-Head. Loading, Carl Gustav Jung. Foto Saverio Todaro per Progetto A-head
Progetto A-Head. Loading, Carl Gustav Jung. Foto Saverio Todaro per Progetto A-head

Approfondiamo meglio il progetto A-HEAD: in che consiste, più esattamente? Vedo, anche, che si posiziona come iniziativa articolata… rientra in una visione più generale fatta di mostre in sede e fuori, aste, collettive, site specific…: ci specifichi meglio?

Con il progetto A-Head, la Onlus Angelo Azzurro mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte.

Sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti si è riusciti a creare un processo nel quale la cultura diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavi delle vendite delle opere sono devoluti a favore di progetti riabilitativi.

Il format degli eventi A-Head ha sede itinerante e muta in base al prospetto artistico e al luogo su cui si vuole agire.

Le opere su carta di Barbara Salvucci, le installazioni fotografiche di Giovanni Calemma e Luca Centola, gli interventi site-specific di Luca Guatelli, Tiziano Bellomi e degli Zeroottouno, le installazioni di Gianfranco Grosso, la performance di Alessandra Amapaola e i dipinti di Saverio Todaro… sono solo alcuni esempi per capire quanto il progetto A-Head sia ampio e variegato.

In base a quali criteri sono stati selezionati gli artisti invitati ad aderire? Di che tipologia è la loro adesione?

Gli artisti che aderiscono al progetto A-Head vengono contattati sulla base di una mia selezione critica, incentrata sulla loro ricerca e produzione, che esamino in prima persona durante gli studio visit e che seguo nel suo evolversi. Il passo successivo è proporre il progetto al presidente dell’associazione che ne determina l’approvazione.

Mi risulta che l’Associazione abbia costituito una (piccola?) collezione permanente: ce ne parli meglio? Come avvengono le acquisizioni?

Con soddisfazione posso dire che la collezione permanente dell’associazione Angelo Azzurro non è più così piccola! Le opere che la costituiscono sono in parte frutto della generosità degli artisti che hanno partecipato al progetto ed in parte frutto degli investimenti personali della dott.ssa Stefania Calapai. Al momento stiamo lavorando affinché la collezione, in futuro, possa avere una sede stabile.

Analizzando tutto dal punto di vista di un professionista del mondo dell’Arte contemporanea: la pandemia e il distanziamento fisico, la grande crisi anche economica che tutto questo ha portato, insieme ad un isolamento forzato nella collettività, come ha inciso sul vostro lavoro?

La pandemia ha ovviamente rallentato quella che doveva essere la programmazione 2020/2021; fortunatamente grazie al ricavato dell’ultima mostra di Novembre nello Spazio Cerere a Roma, l’associazione Angelo Azzurro è riuscita ad attivare alcuni laboratori per bambini, una grande soddisfazione nella speranza che tutto ritorni alla normalità.

Quali altre collaborazioni, e che progetti avete in futuro?

Come detto in precedenza, l’emergenza sanitaria ha limitato la realizzazione fisica  degli eventi culturali ma fortunatamente non le nostre energie, anzi.

In attesa della programmazione aggiornata posso anticiparle che A-Head avrà un respiro più internazionale con collaborazioni in Germania e in Messico oltre che naturalmente in tutta Italia (Lazio, Campania, Sicilia, Lombardia, Calabria, Puglia) e che continuerà, dopo la prima uscita, con il progetto editoriale dedicato ai cataloghi d’artista.

Buon lavoro, buon proseguimento, dunque. E chiuderei questo approfondimento e questo incontro con una delle tanti, illuminanti, sagge frasi di Franco Basaglia (lo psichiatra che restituì dignità ai malati e aprì questo mondo al… mondo), che mi sembra idonea per affiancare questo lavoro di squadra qui raccontato:

“Per poter veramente affrontare la “malattia”, dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall’istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono.”

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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