Arte Compressa #71. Chi ha paura del cervo e delle sue corna. Luci d’artista natalizie creano scandalo

immagine per David Cesaria

Diciamolo subito, a scanso di equivoci, che in questo caso – come il detto indica – lo scandalo è negli occhi di chi guarda: e giudica con i preconcetti ancorati a vetuste radici. Già: perché l’opera di David Cesaria, Brention Therapy, installazione luminosa, costruita come le classiche luminarie delle feste, è spiritosa, allegra, assai natalizia ed efficace.

E’ progettata per restituire, in modo un po’ stilizzato, la forma di un cervo con tanto di muscolari, maestose corna. Ilaria Caravaglio, che ha curato queste Luci di Brindisi ma d’Artista, forse non si aspettava tante reazioni scandalizzate di fronte a questo lavoro che affianca sacro e profano come nella migliore tradizione popolare e secolare – e il Sud ne ha parecchi, di esempi al riguardo – e lo fa palesando tale binomio in una struttura fatta di luci multicolore e terapeuticamente assai benefiche.

E’ proprio alle luci della festa che si ispira il titolo della rassegna organizzata dal Comune di Brindisi e dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi, con tante iniziative per un mese circa che comprende le festività natalizie, l’inizio del nuovo anno e la Befana:  dedicato alle tradizioni e alla riscoperta dei luoghi più familiari, si concentra sul paesaggio camminato – il walkscape – che, attraverso varie modalità e attività permette di scoprire folclore, territorio, arte e la bellezza della città in modo concreto, anche fisico, partecipato. Brindisi Porto di Pace è il mood che anima la kermesse all’interno della quale si colloca anche BrentionTherapy.

Il lavoro, site specific, è intelligente, ironico ma anche molto sofisticato, nella sua ilarità e apparente leggerezza: perché porta dentro  di sè, e gioca – tra le lucine colorate e la loro conformazione figurativa – con la tradizione, la Storia, i simboli (il cervo = Brindisi: la forma del Porto brindisino è simile alla testa di un cervo!): e poi con l’antropologia; con il Natale (il cervo, quindi le corna, richiamano le renne del Babbo con la slitta); e con  la sciocca credenza italica dura a morire come tutte le superstizioni (le corna = tradimento amoroso).

Quest’ultima parte deve essere stata dura da digerire per alcuni, forse un po’ troppo bigotti o suggestionabili; ma a chi non sappia apprezzare questo slittamento semantico e l’allegra concretizzazione visiva – che dà vita anche a laboratori e all’interazione con l’opera attraverso selfie e una campagna virale social con l’ausilio  dell’hastag #BrentionTherapy – non resterà altro da fare che accontentarsi di una ristretta panoramica sulla realtà, di un misero punto di osservazione omologato e noioso sulle cose… Il grigiore, insomma. E’ proprio l’arte a fornire questa fuoriuscita dagli schemi, nozioni nuove e la possibilità di affacciarsi sul e al mondo da una diversa prospettiva. Perché averne paura?

BrentionTherapy, di David Cesaria, a cura di Ilaria Caravaglio, si inserisce nel progetto BLA! Brindisi Light Art, e sarà fruibile fino al 6 gennaio 2019 nella piazza tra il Nuovo Teatro Verdi ed il Palazzo Granafei-Nervegna, quando sarà spostata in una nuova collocazione che la ospiterà in modo permanente, poiché l’installazione non tornerà a casa con l’artista, ma resterà alla città di Brindisi come prima opera di una possibile collezione di luminarie d’autore, come da qualche anno accade in alcune città.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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