Senigallia, la città della Fotografia torna con un’anteprima della sua Biennale

immagine per Biennale di Senigallia

Ricevo un gentile invito e un comunicato stampa non in lingua italiana; naturalmente, c’è Google che può velocemente tradurre tutto al mio posto, senza troppa fatica, ma sorrido pensando che il materiale mi giunge dalla piccola… Senigallia, Italia. Chiedo il materiale in italiano, per principio, per correttezza e con non poca testardaggine; arriva puntuale e mi decido a esplorare il programma di questa Biennale di Fotografia e di un suo… teaser.

Tutto si rivela come una vera chicca, fatta di competenza notevole e uno sguardo sulla Fotografia davvero illuminato e illuminante, volto a mostrare un’analisi non solo della Storia e delle Storie ma del linguaggio fotografico nel suo specifico. E il fatto che Senigallia sia stata nominata Città della fotografia – una anno fa – sostiene l’iniziativa.
Dunque mi appresto qui a mostrare quanto si farà non solo nel 2020 ma in questo 2, 3 e 4 maggio 2019.

Quei tre giornio, infatti, si è pensato di organizzare una sorta di anteprima dell’ambiziosa Biennale, co-organizzata dal Comune e da Serge Plantureux, con la  collaborazione  di Francesca Bonetti, curatrice ospite e serissima storica della Fotografia, nel suo costante impegno anche alla Calcografia Nazionale di Roma dove personalmente ho potuto apprezzare pure la sua dedizione divulgativa, oltre che scientifica.

Secondo  Plantureux, questo primo appuntamento è un “preludio” all’iniziativa più strutturata e impegnativa, intesa come “un modello a misura d’uomo”: sia la prima, sia la Biennale stessa.

Mostre, fiere, conferenze, convegni, incontri, compongono questa “azione introduttiva” della Biennale, la cui prima edizione, che avrà luogo nel maggio 2020, e le successive, manterranno la forma libera e l’intenzione di celebrare i primi 150 anni di fotografia, 1839-1989.

Una ipotesi, da testare collettivamente, intorno ai primi indizi sedimentati di questa età dell’oro del nostro passato: e se il museo ideale del futuro, come la “Boîte-en-valise” di Marcel Duchamp, fosse una valigia contenente una selezione di antiche stampe fotografiche? Dall’invenzione della fotografia all’avvento dell’oscura era digitale, in un approccio artistico e scientifico alla fotografia come opera e oggetto, la Biennale di Senigallia ci invita a esplorare insieme la ricchezza potenziale di questa storia materiale.

Raggruppate sotto il titolo C’era una volta la fotografia, due mostre sono allestite in due nobili sedi nel cuore della città e saranno visibili anche qualche settimana prima e dopo gli incontri di maggio 2019:

A Palazzo del Duca, la prima mostra è dedicata a Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni e Mario Giacomelli. Tre fotografi che hanno costituito una vera e propria scuola a Senigallia, fino a diventare profeti nel loro paese, e rivela le loro prime immagini, stampe inedite, provenienti dagli archivi di famiglia degli artisti. L’accompagnano tre piccoli cataloghi realizzati grazie alla collaborazione di Anna-Lisa Bismuth, Alessia Venditti, Simone Giacomelli e Marcello Sparaventi. 

Al Petit Palais (Palazzetto Baviera), si svolge la seconda mostra dedicata alle prime fasi della storia della fotografia (1839-1914). Nella prima sala, sono esposte le composizioni del Conte Minutoli, un’opera guidata dal sogno di creare il primo museo virtuale al mondo per contribuire alla formazione degli studenti di arti applicate, con un progetto che ha sedotto la regina Vittoria al Crystal Palace.

Nella seconda sala, si possono ammirare alcuni dei più antichi ritratti fotografici conosciuti, realizzati al dagherrotipo. Seguono fotografie su carta degli anni 1840-1860, calotipi e albumine. Con le “Variazioni Monocromatiche”, scopriremo la grande varietà di sfumature ottenute nelle stampe di prova, tuttavia considerate monocromatiche, rare e curiose opere provengono dalla Collezione Serge Kakou di Parigi.

Si presentano poi 25 ritratti albanesi di Pietro Marubbi, le prime fotografie riprese negli anni settanta del XIX secolo dal primo studio fotografico nei Balcani, a Scutari, in Albania, allora ancora sotto l’amministrazione ottomana. Esposti per la prima volta, questi originali, colorati dall’artista con fango e pigmenti naturali, erano stati riportati  da uno dei primissimi viaggiatori ad avventurarsi in Albania. Sono ora nella Collezione Pierre de Gigord, dedicata all’Impero Ottomano.

Chiudono la mostra le immagini di Luigi Naretti, il primo reporter in Abissinia ed Eritrea: le sue prove d’epoca  sono state (ri)scoperte nell’archivio della Biblioteca Antonelliana di Senigallia da uno storico locale, Leonardo Badioli.

Tutte le opere presentate alla Biennale di Senigallia sono stampe d’epoca, che permetteranno ai visitatori di misurare la distanza tra gli oggetti fotografici originali, autentici, e le loro riproduzioni digitali.

L’esigenza scientifica nella descrizione degli esemplari originali testimonia l’ambizione della Biennale di promuovere la storia materiale, che oggi trova una rappresentazione istituzionale solo nei musei delle grandi capitali. La varietà dei procedimenti antichi permette di prevedere il moltiplicarsi delle possibilità espositive per i prossimi anni.

I visitatori sono inoltre invitati ad assistere, gratuitamente, alle mattinate di conferenze, in italiano (2 maggio) o in francese (3 e 4 maggio), dedicate agli artisti in mostra ma anche alle questioni sulle competenze, sulle controversie intorno alla fotografia e sul diritto d’autore.

Per tre giorni, una fiera in cui esporranno commercianti e collezionisti permetterà ai visitatori di prendere in considerazione la possibilità di avviare una propria collezione. Perché la collezione di  fotografie antiche è forse la più bella di tutte le collezioni.

Che dire se non: segnaliamola, seguiamola?!

Info

  • Servizi Centrali della Biennale di Senigallia
  • Via Marchetti 2, 60019 Senigallia
  • 2-3-4 Maggio 2019 Preludio Biennale di Senigallia
  • Uff. stampa: Maria Chiara Salvanelli, Milano
  • cell + 39 3334580190 tel +39 02 39461253 – mariachiara@salvanelli.it
  • biennaledisenigallia.it
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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