Stanlio & Ollio di Jon S. Baird fa rivivere al Cinema l’irresistibile, pionieristico duo comico

immagine per Stanlio e Ollio
Oliver Hardy e Stan Laurel interpretati da Steve Coogan e John C. Reilly

Film carino, quello Jon S. Baird (regista) e Jeff Pope (sceneggiatore), con interpretati Steve Coogan e John C. Reilly, eccellenti e resi somigliantissimi agli originali anche grazie a un eccezionale make-up.

Pur se pieno di imprecisioni, con anomalie anche cronologiche e biografiche, e assai liberamente ispirato al libro Laurel and Hardy: The British Tours” (1993) di A. J. Marriot, il biopic non ha nulla di televisivo, come si poteva temere avendo il regista scozzese formazione televisiva e avendo iniziato a lavorare alla BBC (che produce, con eOne, questo Stan & Ollie) e si pone come un’opera riuscita, credibilissima e molto godibile.

La narrazione, da poco nelle sale, è un omaggio al mito indistruttibile di  Stanlio & Ollio (e diversamente ribattezzati in tutto il mondo): Stan Laurel (il mingherlino) aveva origini britanniche (nato Arthur Stanley Jefferson, Ulverston, 16 giugno 1890 – Santa Monica, 23 febbraio 1965), mentre Oliver Hardy (il “cicciottello”, anche detto  “Babe”) era americano (nato Oliver Norvell Hardy, Harlem, 18 gennaio 1892 – North Hollywood, 7 agosto 1957), e furono inventori di gag e di una comicità irresistibile. Il film è anche la “storia di un’amicizia incredibile” durata nonostante qualche litigio, una clamorosa, lunga rottura coronata da una riappacificazione, matrimoni falliti, tradimenti, un’accusa di bigamia (a Stan) e Cinema, Cinema, Cinema, fino a queando, all’età di sessantacinque anni, morì Hardy e con lui finì una coppia clownesca impareggiabile. Restò nel cassetto, come un sogno irrealizzabile, tutto loro, un Robin Hood comico…, che peccato!

Reso ma mai abbastanza decantato nel film, il “camera-look”, il pionieristico espediente cinematografico che consisteva nel sollecitare l’empatia, guardando direttamente nella cinepresa, quindi rivolgendosi direttamente verso gli spettatori per ricercarne la complicità, che rese grandi i due (caratterizzando l’umorismo di Ollio, soprattutto); si percepisce, nel film, la grandezza del duo e il ricorso a intelligenti giochi di parole, garbati e molto ironici (soprattutto di Stanlio, un autore con i fiocchi).

Happy and assicurato…, come la lacrimuccia, legata ai ricordi infantili di molti di noi, e come una certa, leggera, inevitabile identificazione; perché è vero:

“Il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio. Basta guardarsi attorno: c’è sempre uno stupido al quale non accade mai niente, e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa.”
(Oliver Hardy).

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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