Picasso italiano tra classicismo e crossover. La mostra, le mostre

immagine di Pablo Picasso -Deux femmes courant sur la plage (La course)-Due donne che corrono sulla la spiaggia (La corsa), 1922, Musee National Picasso, parigi
Pablo Picasso -Deux femmes courant sur la plage (La course)-Due donne che corrono sulla la spiaggia (La corsa), 1922, Musee National Picasso, parigi

Premessa: unendo la mostra da non molto chiusa a Napoli al Museo di Capodimonte, di Pablo Picasso (a cura di Sylvain Bellenger e di Luigi Gallo) con quella a Roma, inaugurata alle Scuderie del Quirinale, titolata Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925, si avrebbe una panoramica ancora più puntuta del genio spagnolo e in trasferta italiana.

Quella napoletana esponeva disegni, bozzetti, e l’enorme sipario di 17 metri di base per 10 di altezza, conservato al Centre Georges Pompidou di Parigi e apriva idealmente le celebrazioni del centenario del viaggio in Italia compiuto, tra marzo e aprile del 1917, proprio dall’artista e con l’amico poeta Jean Cocteau per lavorare con i Balletti Russi a Parade, straordinaria messa in scena in prima assoluta a Parigi a maggio del medesimo anno, su soggetto dello stesso Cocteau e musica di Erik Satie.

A Roma si rilancia l’avvenimento e ciò è salutato dal grade pubblico con entusiasmo;  sottolineando, anche, che la città forse non ne può più di pacchetti perfettini con i soliti Monet, Manet, Hopper, Hokusai e compagnia bella, di Picasso compresa, questa  capitolina è un’esposizione virtuosa, misurata, calata in sale dalla luce un po’ freddina, pareti bianche, quadri che parlano generando una eco che proviene dall’acclarata Storia dell’Arte.

In Europa infuria la Grande Guerra e Pablo Picasso è già il grande padre del Cubismo: il curatore della nuova panoramica picassiana, Olivier Berggruen, studioso da almeno un decennio anche del rapporto tra Picasso e il teatro – ci racconta, in circa cento opere, una fascia temporale specifica che ribadisce – e per alcuni svela – un artista solido nella sua già portata innovazione visiva e poetica ma, consapevole di aver detto quanto necessario, desideroso di nuove avventure.

Coerentemente affermava: “Abbasso lo stile”, e “Forse Dio ha uno stile?!”. 

Picasso, dunque, talvolta preoccupato a compiacere i committenti e qualche bella donna amata o da conquistare (Ol’ga Khochlova, una delle danzatrici del Balletto, conosciuta proprio a Roma durante quel viaggio in Italia, e che sposerà e da cui avrà Paulo: entrambi i ritratti sono esposti, insieme ad un ipotizzato addio tra i due, ne Le trois danseuses, 1925), era impegnato anche in rese più figurative; portava inoltre avanti parallelamente scelte postcubiste – nello stesso anno e, talvolta, anche mese -, era preda di raptus pittorici appassionati, mescolava i linguaggi e si rivelava pure indomito sperimentatore di strade altre, come quella che guardava al Classicismo.

Non è un caso: a Roma, calato in una vita vivace, seppur non facile per via del conflitto bellico, piena di stimoli artistici – conosce i Futuristi e i pittori della Secessione -, guarda e si lascia abbracciare dall’archeologia romana, dall’arte classica e rinascimentale, da Pompei e dalla realtà di Napoli, dalle radici greche e dalla doppia anima italiana, sia aulica sia popolare, sia più sacra sia ridanciana e profana… Qualcosa in lui scatta, lo sguardo si riaccende.

Bastano pochissimi mesi, ma il brevissimo micro-grand-tour lascia un segno.

L’antichità classica è reinterpretata da Picasso, che forse ce l’aveva davvero da sempre nel sangue, se è vero che il sodale Braque gli disse: “In fondo tu hai sempre amato la bellezza classica”, e scompagnina il suo disegno, la pittura che si fa monella, giocando tra le forme, le espressioni, le correnti…

La mostra, non esaustiva per sua stessa natura (un arco di tempo ristretto), ci pare di minimo aiuto alla ulteriore e, magari, meno omologata conoscenza storica dell’artista; ma risulta comunque assolutamente ben curata, con almeno nove raffigurazioni famosissime: Ritratto di Olga in poltrona (1918), Paulo come Arlecchino (1924), Paulo come Pierrot (1925), Arlecchino (Léonide Massine) (1917), Natura morta con chitarra, bottiglia, frutta, piatto e bicchiere su tavolo (1919), Due donne che corrono sulla spiaggia (La corsa) (1922), Il flauto di Pan (1923), Saltimbanco seduto con braccia conserte (1923), Arlecchino con Specchio (1923); altre le opere importanti accanto a qualcuna meno nota (una maschera di Pulcinella), tutte provenienti da collezioni private e prestiti di musei internazionali.

Ciò che indica benissimo l’esposizione, e in maniera netta e precisa, è la certezza di Picasso: “Se esistesse una sola verità non si dipingerebbero cento tele diverse sullo stesso tema”; e la sua attitudine a  praticare il pastìš, la contaminazione stilistica.

I quadri e i bozzetti, accanto a qualche foto, lettere, spartiti e documenti-chicche, nonché il famoso sipario di Parade, da lui ideato a Roma e concluso a Parigi con l’aiuto di altri artisti, come Carlo Socrate (dopo Napoli è a Roma: ci torna, per la prima volta da allora, ed è visibile nel non lontano Palazzo Barberini, nella bellissima e luminosa sala di Pietro da Cortona), con “personaggi in cerca d’autore” (cit. Flavio Caroli, La storia dell’arte raccontata da Flavio Caroli, Electa Editore),  sono, insomma, da godere “faccia-a-faccia” per chi non ne ha mai avuto l’occasione…

Per gli altri, un prezzo del biglietto comunque ben speso e un eccellente catalogo (Skira edit.), in attesa di ben altre ricognizioni (alla Tate Modern di Londra, da marzo 2018, ad esempio: un centinaio di opere per approfondire un solo anno, il 1932 www.tate.org.uk/whats-on/tate-modern/exhibition/ey-exhibition-picasso-1932-love-fame-tragedy).

Info mostra

Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925

  • A cura di Olivier Berggruen in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein 
  • fino al 21 gennaio 2018
  • Prodotta da Ales e MondoMostre Skira con le Gallerie Nazionali di Arte Antica
  • Scuderie del Quirinale, Via XXIV Maggio 16 – 00187 Roma
  • Orario: dalla domenica al giovedì dalle 10.00 alle 20.00 – venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
  • Info ticket e altro: telefono +39 06 81100256; E-mail: info@scuderiequirinale.it
  • www.scuderiequirinale.it

Picasso e il Salon de Parade

  • Palazzo Barberini, via delle quattro fontane 13, Roma
  • dal 22 settembre 2017 a 21 gennaio 2018
  • Orario : martedì /domenica 9:00 -19:00 (la biglietteria chiude alle 18 :00)
  • Con il biglietto delle Scuderie del Quirinale l’ingresso al museo di Palazzo Barberini è ridotto a 5 euro
  • Info ticket e altro: telefono 06 -4824184
  • #PicassoParade

 

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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